La recensione

Mosè in Egitto di Rossini al Teatro San Carlo di Napoli. Ebrei ed egiziani contrapposti come la bellissima esecuzione e la modesta regia.

Per il 150° anniversario della morte di Rossini, al Teatro San Carlo la storia d’amore tra l’egizio Osiride e l’ebrea Elcìa nella cornice biblica delle piaghe d’Egitto. Il regista David Pountney inizia al buio, realistica rappresentazione della piaga delle tenebre e della povertà di idee che seguiranno, con scenografia di Raimund Bauer, costumi di Marie-Jeanne Lecca, luci di Fabrice Kebour. All’opposto, raffinatissima direzione musicale di Stefano Montanari che riscatta la performance assieme ai cantanti tra cui l’eccellente Alex Esposito, l’abile Enea Scala, Karen Gardeazabal, Arianna Vendittelli, Goran Juric, Alisdair Kent, Krystian Adam, Lucia Cirillo. Con Montanari ben si esprimono l’Orchestra del Teatro San Carlo e il Coro diretto da Marco Faelli.

A 200 anni dalla prima rappresentazione, Mosè in Egitto di Gioachino Rossini è andato in scena al Teatro San Carlo di Napoli dal 15 al 20 marzo 2018, occasione celebrare il 150° anniversario della morte del Pesarese che per questo teatro scrisse nove opere serie.

La storia d’amore tra l’egizio Osiride e l’ebrea Elcìa si svolge nella cornice biblica che racconta le ultime piaghe d’Egitto, le promesse non mantenute del Faraone a Mosè, la scena celeberrima delle acque del Mar Rosso che si aprono per il passaggio degli ebrei e si abbattono sugli egizi inseguitori (però, quanta immaginazione degna da blockbuster scritta nella notte dei tempi!).

La messa in scena napoletana diretta da David Pountney inizia al buio, realistica rappresentazione della piaga delle tenebre. Oltre alle insegne delle uscite di sicurezza, si vedono solo due bacchette fosforescenti del direttore Stefano Montanari che così può dare indicazioni ai cantanti sul palco. Ecco, questo buio sembra prefigurare la pochezza della regia che sta per svelarsi, tanto che avrei preferito un divano con un cd o con un servizio di streaming musicale alla Spotify, per godere della interessante direzione musicale e della piacevolezza del canto. David Pountney ha proposto una regia povera, più che minimal, con poche idee e poco credibili. Sintetizzo. La scenografia di Raimund Bauer presenta due enormi pannelli rosso e blu che troneggeranno durante tutta la performance più o meno angolati, a promettere movimenti nuovi che mai avverranno. Il regista chiama in causa Chagall e Rothko per l’ispirazione, ma sorvolerei. Povero coro del Teatro San Carlo, imbragato in due posizioni, una per ebrei con braccia sempre goffamente alzate e agitate, una per egizi con avambracci piegati in modalità minaccia! Stop. In più, si nota un tavolo posto in mezzo che è passerella o talamo d’amore o elemento separatore. Messaggio chiaro, ma unico e solo. I sobri costumi di Marie-Jeanne Lecca e le luci non sempre “a fuoco” di Fabrice Kebour partecipano a questa narrazione.

Qui la versione di Welsh National Opera che firma l’allestimento. Di solito scrivo che potete farvi un’idea: stavolta non credo, ma provate a moltiplicare per le oltre due ore di opera queste immagini quasi sempre uguali.

Quindi: meglio fare play sul lettore cd e ascoltare solo la musica. Sì, perché, all’opposto di questa regia si pone la raffinatissima direzione musicale di Stefano Montanari che ha riscattato la performance. Purtroppo non c’è il trailer del Teatro San Carlo, quindi dovete fidarvi quando dico che il direttore d’orchestra ha curato il suono, limitato gli eccessi dei crescendo, calibrato il rapporto tra orchestra e cantanti. Per ascoltare quanto sia bella la musica di Rossini vi propongo Il bellissimo concertato Mi manca la voce che Montanari ha realizzato con una misura che è raffinatezza, esprimendo ora un senso di disperazione, ora di preghiera, ora di passione. Qui sentite la versione meno morbida e meno contenuta di Hungarian State Opera House.

Stefano Montanari è stato anche sostenuto dall’Orchestra del Teatro San Carlo – quanta poesia nelle melodie dei solisti in controcanto con le voci – e dai cantanti, che l’hanno assecondato nella visione musicale.  Ho visto la recita del 17 marzo, perdendo forse la tanto applaudita performance del soprano Carmela Remigio, ma ho comunque goduto delle voci di Karen Gardeazabal (Elcìa),  sicura nei passaggi virtuosistici con timbro dolce, e l’intensa Arianna Vendittelli (Amaltea).

Alex Esposito (Faraone) è una garanzia. L’ho ammirato di recente all’Opera di Roma come Mefistofele in Berlioz (avete presente Luca Marinelli che canta Anna Oxa in Lo chiamavano Jeeg Robot? Ecco, quel tipo di bravura nella recitazione!) e a Napoli ha sfoderato la sua classe nell’articolazione dei suoni con un timbro rotondo, nella declamazione, nelle sfumature della messa di voce. Anche Enea Scala (Osiride) ha ben disegnato la personalità del personaggio, con un canto fatto di note veloci e vorticose tra acuti e gravi. Forse Goran Juric (Mosè) poteva essere più incisivo nella espressione vocale, ma nel cast ho notato le credibili esibizioni di Alisdair Kent (Mambre), Krystian Adam (Aronne), Lucia Cirillo (Amenofi).

Protagonista ulteriore del Mosè in Egitto il Coro del Teatro San Carlo diretto da Marco Faelli: nonostante le due modalità di recitazione che ho detto, si è sempre più concentrato sulla musica e ha sfoderato un bel suono come in Dal tuo stellato soglio che vi propongo nella versione di Roberto Abbado con la premiatissima regia di Graham Vick, tra kamikaze e ruderi nel conflitto arabo-israeliano (questa sì, una regia!).

Rossini è giustamente conosciuto per la sua verve comica, ma nelle opere serie dà grande soddisfazione e in Mosè in Egitto potete notare una pura vocalità con pochi artifici compositivi o vistosi arrangiamenti orchestrali. Vi invito a scoprirlo.

Infine, segnalo al MeMus (Museo del San Carlo),  Rossini Furore napoletano una mostra di documenti, autografi, cimeli rossiniani a cura di Sergio Ragni. Segnalo che nei giorni di Pasqua 1 aprile 2018 e Pasquetta ‪2 aprile 20148 è prevista un’apertura straordinaria del MeMus con visite guidate all’interno della mostra e del Teatro con un biglietto combinato.

Abbiamo ancora molti mesi per festeggiare Rossini nel suo anniversario 2018.

Ippolita Papale

@salottopapale

29/03/2018

MOSÉ IN EGITTO di Gioachino Rossini, libretto di Andrea Leone Tottola.
Direttore Stefano Montanari / Maurizio Agostini 
Regia David Pountney
Scene Raimund Bauer
Costumi Marie-Jeanne Lecca
Luci Fabrice Kebour
Assitente alla Regia Polly Graham

Interpreti

  • Faraone Alex Esposito
  • Amaltea Christine Rice / Arianna Vendittelli 
  • Osiride Enea Scala
  • Elcìa Carmela Remigio / Karen Gardeazabal 
  • Mambre Alisdair Kent
  • Mosè Giorgio Giuseppini / Goran Juric 
  • Aronne Marco Ciaponi / Krystian Adam 
  • Amenofi Lucia Cirillo
  • Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Allestimento della Welsh National Opera.

www.teatrosancarlo.it

Foto: 1.-2. Mosé in Egitto di Rossini, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 3.-15.  Mosé in Egitto di Rossini, Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia; 16. Mosé in Egitto di Rossini, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano.

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