Spellbound Contemporary Ballet in Rossini Ouvertures di Mauro Astolfi in tour
Dal 04 . 02 . 2018 al 18 . 04 . 2018
4 febbraio 2018 Rovigo; 9 febbraio 2018 Cremona; 16 febbraio 2018 Pisa; dal 20 al 25 febbraio 2018 Catania; 2 e 3 marzo 2018 Terni; 7 e 8 marzo 2018 Bari; 13 marzo 2018 Romagna; 17 marzo 2018 Azzano Decimo, 22 marzo 2018 Como; 24 marzo 2018 Senigallia; 4 aprile 2018 Sassari; 5 aprile 2018 Tempio Pausania; 7 e 8 aprile 2018 Cagliari; 9 aprile 2018 Santa Teresa di Gallura; 12 aprile 2018 Bologna; 18 aprile 2018 Politeama Genovese di Genova
Spellbound Contemporary Ballet è in tour con Rossini Ouvertures di Mauro Astolfi, spettacolo che celebra la figura artistica e umana di Gioachino Rossini di cui, nel 2018, ricorrono i 150 anni dalla morte.
Queste le date del tour:
- 4 febbraio 2018 – Teatro Sociale di Rovigo
- 9 febbraio 2018 – Teatro Ponchielli di Cremona
- 16 febbraio 2018 – Teatro Verdi di Pisa
- dal 20 al 25 febbraio 2018 – Teatro Massimo Bellini di Catania
- 2 e 3 marzo 2018 – Teatro Secci di Terni
- 7 e 8 marzo 2018 – Nuovo Teatro Abeliano di Bari
- 13 marzo 2018 – Teatro Rossini Lugo di Romagna
- 17 marzo 2018 – Teatro Mascherini di Azzano Decimo (PN)
- 22 marzo 2018 – Teatro Sociale di Como
- 24 marzo 2018 – Teatro La Fenice di Senigallia
- 4 aprile 2018 – Teatro Comunale di Sassari
- 5 aprile 2018 – Teatro del Carmine di Tempio Pausania
- 7 e 8 aprile 2018 – Teatro Auditorium del Conservatorio di Cagliari
- 9 aprile 2018 – Teatro Nelson Mandela di Santa Teresa di Gallura
- 12 aprile 2018 – Teatro Il Celebrazioni di Bologna
- 18 aprile 2018 – Politeama Genovese di Genova
Scrive Mauro Astolfi:
“La lettura di Augusto Benemeglio sulla vita di Rossini, su quella “Follia organizzata” è stata per me profondamente e assolutamente illuminante. Sono sinceramente stato sedotto in 24 ore di ascolto continuo e ripetuto dal mondo Rossiniano, da questa genialità così prorompente e inebriante ma che al tempo stesso viveva camminando a braccetto con tante macchie nere, dilaniato da un profondo mal di vivere che, attraverso una fortissima ed energetica personalità, al limite del bipolarismo, ha creato opere musicali di una grazia assoluta ed eterna. Cercare di toccare tutti i punti di una vita come quella di Gioacchino Rossini sarebbe stato assolutamente impossibile, anche perché per quanto la danza possa e per quanto il movimento sia un altro aspetto del suono, la materializzazione della musica, quello che Rossini ha saputo creare in pochi anni della sua vita… non credo potrà mai essere rappresentato diversamente in modo sinceramente sensato. Ma l’estrema contemporaneità di questo grandissimo artista è talmente presente e vibrante nella vita che vivo, nella vita che osservo attorno a me, che ho cercato di avvicinarmi alla profonda relazione tra questo presagio, questa consapevolezza, questa paura della morte e la capacità al tempo stesso di generare un’emozione così scintillante, così piena di grazia, di potenza e di divertimento che ogni fine d’opera era un ‘altra opera che si creava.
In questo spettacolo ho immaginato una grande parete, la parete dei ricordi di Rossini, dove nascondeva, dove archiviava il suo cibo, i suoi vini, la casa dove ospitare I suoi grandi amici e compositori, ma anche la gente comune con la quale amava scherzare, giocare e condividere tutti gli aspetti della sua vita… questa “parete” è stata immaginata come una proiezione della sua mente, piena di sportelli, di ripiani, di nascondigli, una parete che separava un mondo dall’altro.
In questo spazio si aggirava un inquilino, una figura antropomorfa, nera, una macchia che aveva assunto sembianze umane, che ormai comunicava con lui, che si insinuava nei suoi sogni, strisciava dentro il suo letto e poi spariva ma che era sempre lì, come a scandire il poco tempo, ma anche il lungo tempo passato a combattere contro disagi fisici e psichici di ogni tipo. Questa figura nera era la paura della morte, la sua malattia, ma forse anche il suo consigliere, paradossalmente in alcuni momenti l’unica certezza.
Nelle sue lunghissime notti, sempre più insonni, Rossini viveva ormai in due mondi, che a momenti si avvicinavano, quasi si toccavano, e solo la sua infinita capacità di creare, la sua passione per il godimento fisico, sensoriale, per la cucina, per il sesso, riuscivano momentaneamente ad anestetizzare quello che stava accadendo nel suo corpo e nella sua mente.
La sua era musica estrema. Il segno di una forza e di una energia superiore, e ho volutamente cercato di creare una danza estrema, carica di energia, di vitalità, di incontri, di seduzioni, di suggestioni; ho passato molto tempo pensando come si sarebbe potuto tradurre in movimento la sua genialità compositiva. Non ho sentito di lavorare su un’astrazione, ho cercato e ho ‘sentito’ come raccontare la vibrazione della sua musica: mi sono letteralmente lasciato trasportare, ed è stata un’esperienza unica.
Come scrive Alessandro Baricco: la musica di Rossini è una vera e propria ‘follia organizzata’. Intensità, caos puro, smarrimento, fuga schizoide ma scappando ha creato qualcosa che non avrebbe mai più potuto essere ripetuto dopo di lui.”
Nel cast creativo Rossini Ouvertures, oltre alla regia e alla coreografia di Mauro Astolfi, il contributo al disegno luci di Marco Policastro (collaboratore storico della compagnia che firma con Astolfi anche il set concept) e la realizzazione delle scene da parte di Filippo Mancini (insieme a Chiediscena di Filippo Tiezzi) già direttore di scena per Romeo Castellucci.
Foto: Spellbound Contemporary Ballet, Rossini Ouverture di Mauro Astolfi, ph. Cristiano Castaldi