Danzando per le Marche

A Urbino i lavori di Giovanni Leonarduzzi, Guido Sarli e Tiziana Bolfe

08 . 05 . 2014

Urbino - Teatro Sanzio

La programmazione del circuito Amat propone giovedì 8 maggio 2014 al Teatro Sanzio di Urbino tre originali performance, ognuna per tre danzatori, provenienti dalla Vetrina della giovane danza d’autore promossa dal network Anticorpi XL: Senza saper né leggere né scrivere di Giovanni Leonarduzzi, Fifth Corner di Guido Sarli e Le coltri stanche di Tiziana Bolfe.

In Senza saper né leggere né scrivere tre tra i migliori breakers italiani – Giovanni Leonarduzzi, Elia Del Nin e Raffaello Titton – riproducono con i loro corpi l’ingranaggio di un orologio: i percorsi che si ripetono a spirale ricordano il continuo girare incessante e ripetitivo delle lancette. L’orologio funziona solo quando tutti gli ingranaggi girano, ognuno facendo il proprio percorso e condizionando anche quello degli altri; è un continuo interagire nell’ostacolarsi e nell’aiutarsi. Come all’interno dell’orologio c’è solo l’essenziale quello che ha uno scopo, così sul palco c’è solo quello che serve: tre persone, tre corpi che devono girare.

Fifth Corner è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Guido Sarli (Umma Umma Dance) e Manuel Rodríguez, uniti in questa occasione dal loro interesse in comune per le arti performative. Fifth Corner esplora dove risiede l’essenza autentica e primitiva dell’essere umano, guardando all’interno del corpo come un’allegorica prigione dell’individuo. In questo tentativo, l’istinto e il bisogno di evasione possono trasformarsi in una libertà che è in essenza un’utopia, portando l’individuo a scoprire che può essere l’artefice della sua propria prigione.

Chiude la serata Le coltri stanche un trio ispirato all’opera Le tre grazie di Antonio Canova e messo in scena da tre donne di età e fascini differenti, Tiziana Bolfe, Lucy Briaschi e Vallina Meneghini. Le coltri stanche raccontano convinzioni che si sgretolano, lasciando divenire le cose ciò che sono.

Nella foto: Le coltri stanche di Tiziana Bolfe, ph. Marzo Bizzotto

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