La recensione

La Butterfly di Kinkaleri: un’apparente semplicità trasforma l’opera lirica in deliziosa performance per tutte le età.

La riscrittura di Butterfly di Giacomo Puccini viene proposta da Kinkaleri con seria leggerezza mescolando il recitar cantando dell’opera lirica con linguaggi visivi contemporanei. Maschere bidimensionali, nastro adesivo per la scenografia, una telecamera che proietta i movimenti del performer Marco Mazzoni con la soprano Yanmei Yang. La performance affascina e coinvolge un pubblico da 6 a 99 anni.

In occasione di ArtCity, Roma/Il Giardino Ritrovato a Palazzo Venezia, la compagnia Kinkaleri ha proposto Butterfly, riscrittura dell’opera di Giacomo Puccini per bambini da 6 a 99 anni. Protagonisti dello spettacolo, realizzato in collaborazione con il Teatro Metastasio Stabile della Toscana e la Fondazione Toscana Spettacolo, il performer Marco Mazzoni e la soprano Yanmei Yang.

Madama Butterfly è la triste storia di una ragazzina giapponese che si sposa con uno yankee rinunciando a tutto, perdendo affetti e radici culturali. Sarà abbandonata dall’americano a favore di un’altra donna del suo paese e Butterfly farà harakiri, dopo aver abbandonato il figlio alla coppia nordamericana.  Una storia triste e spregevole che Kinkaleri ha trattato con seria leggerezza in una deliziosa performance. Sì, perché il gruppo teatrale sa mescolare il recitar cantando dell’opera lirica con linguaggi visivi contemporanei che si nutrono di semplici ma efficaci espedienti.

Provate a mettere insieme ingredienti “poveri” per preparare una pietanza sontuosa. Così è avvenuto per questa Butterfly: maschere bidimensionali come fatte da bambini che consentono a un unico performer di cambiare personaggio, un nastro adesivo di carta che sapientemente posto a terra disegna in tempo reale la scenografia, una telecamera che inquadra il pavimento e lo proietta sullo sfondo dando un senso prospettico, le musiche originali più significative che accompagnano i momenti salienti. Si tratta di linguaggi comprensibili a tutti, che descrivono momenti delicati, altri drammatici, altri ancora spiritosi. Insomma, si va a vedere uno spettacolo per bambini e, come quando si accompagna un nipotino a un film di animazione della Pixar, si finisce per essere trascinati totalmente dalla vicenda perché la costruzione è verosimile. Magia del teatro, di quello ben fatto e pensato assai, di quello che non risparmia i contenuti più delittuosi ma li inquadra in una dimensione di accettabilità grazie alla tecnica impiegata.

Fatevi un’idea di questa versione diButterfly realizzata da Kinkaleri guardando il trailer e le immagini del video realizzato dal festival MITO.

In apparenza, il performer Marco Mazzoni si presenta non proprio in formissima senza quei muscoli elastici e depilatissimi dei maschi contemporanei, con movimenti armoniosi ma non troppo, con la maglietta da stirare. Eppure, quanta grazia nell’interpretare tutti i personaggi principali tranne Butterfly, e quanta abilità spostandosi e trascinandosi per terra per simulare il camminare, il correre, l’interagire con le scenografie.

La soprano Yanmei Yang (sì, LA soprano, anche se sull’articolo determinativo si scatenano i puristi: soprano sarebbe maschile ma con buona pace della Crusca penso a una lingua viva rispettosa dei ruoli contemporanei)… la soprano, dicevo, recita e canta le arie famose dell’opera, ha un’emissione imprecisa, qualche problema di omogeneità nel passare agli acuti, una pronuncia talvolta incomprensibile. Eppure, si muove finemente, addolcisce difetti canori con espressività, dà un’interpretazione credibile a ciò che dice. Ecco, la credibilità conta tanto. E che bello qui vedere i bambini del pubblico coinvolti nella performance, mentre prendono le parti di Butterfly regalando anche agli adulti un pensiero positivo in tanta mestizia. Senza parlare della funzione positiva dell’esperienza diretta che magari li inviterà ad assistere ad altre opere liriche e farà percepire loro come poetica questa storia nera: Butterfly morirà ma è bello pensare che, proprio come una farfalla, volerà verso la libertà assoluta.

Kinkaleri esplora linguaggi espressivi che si mescolano tra loro e sperimenta forme di partecipazione del suo pubblico. Ha tracciato lavori che si intersecano con l’opera lirica: Nessun dorma da Turandot – che vi propongo di seguito – e Butterfly sono tra questi.

Il contributo di Kinkaleri alla divulgazione dell’opera lirica è in questi casi notevole: l’esperienza del recitar cantando viene ben rappresentata. Una iniziativa che sa anche di impegno, un’azione teatrale propedeutica alla lirica, da affiancare – non mi stancherò mai di dirlo – all’educazione musicale nelle scuole di questo grande Made in Italy.

Ippolita Papale

@salottopapale

Foto: Kinkaleri, Butterfly, ph. Jacopo Jenna.

 

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