La recensione

Ovazione a Losanna per La Flûte Enchantée di Maurice Béjart

In occasione della celebrazione dei trent'anni della Compagnia e dei dieci anni dalla scomparsa del grande coreografo francese, il Béjart Ballet Lausanne ha presentato lo scorso giugno a Losanna La Flûte Enchantée, balletto creato nel 1981 da Maurice Béjart sull’opera di Mozart. Il Flauto Magico, ricostruito da Gil Roman, è, nelle parole di Béjart “una favola che ci riporta nella poesia pura dell'infanzia e successivamente nella profondità del genio in un rituale esoterico rigoroso e ispirato”. Il balletto sarà presentato dal 7 all’11 febbraio 2018 al Palais de Congres di Parigi.

“La danza in tutte le civiltà tradizionali nasce come rito.
Danza e ritualità sono inseparabili, il prete danza, lo stregone e lo  sciamano danzano, il faraone e Davide, il re e i profeti danzano davanti all’immagine delle loro divinità.
È attraverso il gesto che il rito officia. D’altra parte il Balletto, nato nella nostra civiltà occidentale alla fine del XVI secolo, manifesta subito il suo coinvolgimento con il fatato, l’allegorico, il meraviglioso, moltiplicando così le féeries danzate.
Mi sembra perciò evidente che i danzatori possano esplicitare al meglio l’arte e il pensiero geniali di Mozart.
Credo che una partitura coreografica, sottilmente tessuta nelle sue frasi musicali, possa sublimare e tradurre, con più leggerezza di una semplice messa in scena, il doppio significato dell’emanazione del magico, del féerique e del rituale presenti nell’universo di quest’opera.”

Cosi affermava Maurice Béjart quando si accingeva a portare sulla scena la sua lettura coreografica del La Flûte Enchantée di Mozart con l’eccellente direzione musicale di Karl Böhm, a capo dell’Orchestra Filarmonica di Berlino.

Può risultare un’impresa rischiosa far danzare un’opera di tale vastità e magnificenza nella sua integralità, ma peraltro – afferma sempre Béjart – “la voce umana è lo strumento più consono alla danza così come il gesto coreografico, trascendendo il realismo, prolunga il senso sottile della frase musicale.”

Dopo l’ultima sua rappresentazione, nel 2004 all’Espace Odyssée Malley (nello stesso anno fu rappresentato anche al Teatro Massimo di Palermo), il Béjart Ballet Lausanne ha ripresentato a La Flûte Enchantée lo scorso giugno a Teatro di Beaulieu di Losanna in occasione della celebrazione dei trent’anni della Compagnia e dei dieci anni dalla scomparsa del grande coreografo francese.

La Flûte Enchantée, opera del crepuscolo, è composta da Mozart solo due mesi prima la sua morte. Concepita secondo la forma del singspiel, cioè un’alternanza di parti cantate e di dialoghi parlati in tedesco, si pone come un genere nuovo e popolare e, se per tradizione l’opera era uno “spettacolo colto” cantato solo in italiano, questa nuova creazione permise a Mozart di raccontare una fiaba filosofica.

Congegnata in parti musicali differenti, La Flûte spazia tra sonorità di opera iniziatica interconnesse a componenti di “commedia musicale” dell’epoca, dedicate alle parti più umili e meno colte della società. Uno spettacolo per tutti, dunque.

Mozart compone con magnificenza arie mirabili là dove la Luce del giorno (Sarastro) e l’Oscurità della notte (la Regina della Notte) lottano per sublimare l’amore e l’unione della coppia Pamina e Tamino. Inoltre, con altrettanta inventiva geniale, inserisce e amalgama diversi generi musicali del suo tempo: dopo la canzone viennese dagli accenti popolari che è il leitmotiv di Papageno, sorprende con la sofisticata aria virtuosa della Regina della Notte, passando per le corali luterane dei Preti di Sarastro sino a giungere agli “assieme” tipici dell’opera buffa.

Béjart commenta: “é una favola che ci riporta nella poesia pura dell’infanzia e successivamente nella profondità del genio in un rituale esoterico rigoroso e ispirato”.

Approcciandosi a La Flûte Enchantée il coreografo non pretende e non vuole offrire una personale lettura dell’opera. Sostiene invece che la sua resa di comprensione è perfetta poiché una volta che si comincia ad esserne coinvolti e rapiti essa continua ad aprire varchi che conducono a livelli di riflessione sempre più profondi.

Si sofferma, piuttosto, con la sua genialità di grande uomo di teatro e di filosofo, ad analizzare le sue personali sensazioni, percepite dopo ore di ascolto e di ricerca emozionale, per accedere con il gesto alla “verità” dell’opera.

Similmente alla metafora del tiro con l’arco della filosofia zen, Béjart percepisce che l’essenziale non è il bersaglio, cioè l’arrivo, ma il tiro che espleta il gesto, la tensione, il movimento. Concepisce così un suo rituale simbolico: delle tracce disegnate sul suolo formano il mudra, sopra di esso un danzatore allungato sul ventre prega, l’energia pura che riceve dalla sua meditazione a contatto con la terra si propaga lentamente da un danzatore all’altro donando l’incipit. L’opera mozartiana si trasforma così in un poema visivo animato dai corpi magnifici dei ballerini, in totale sintonia con la partitura musicale.

L’Amore Supremo è celebrato con il canto e la danza e, trascendendo la sua genesi guerriera, esso integra lo scambio interiore tra i sessi di ogni levatura intellettuale, dinamizzando i gesti per farne un amalgama con la musica. È l’Amore sublimato che si nutre di fuoco, che genera nell’acqua e che osa andare all’origine del sé sino ai primordi del suo concepimento.

“La musica ravviva i nostri segreti dimenticati”, sostiene Béjart, ed ecco allora manifestarsi sulla scena il suo giardino dei segni e dei gesti che, con la musica e le parole, si insinua tra i corpi e le note.

“Sappiamo che il sogno può durare un istante, una notte o una vita. Così si viaggia lontani dentro di sé. Solo l’oscuro, il negativo, non permettono di lasciar fluire la musica dentro di noi” riflette il coreografo.

Béjart vuole così evidenziare che La Flûte Enchantée è il segno voluto da Mozart per affermare di non essere mai morto, di essere tuttora vivo, capace ancora di parlare, di scherzare, di meravigliarsi, continuando a stupirsi e a stupire con l’archetto di un violino, con un vocalizzo o con un accordo di pianoforte.

Questa è l’immensa vitalità che si percepisce ne La Flûte Enchantée disegnata dal coreografo francese. Attraverso il grande fremito emozionale e le capacità tecniche dei danzatori, similmente a una vibrazione delle sfere celesti, la danza di Maurice riempie gli sguardi incantati degli spettatori, come in un sogno. E in questo cammino di sogno Tamino non può vivere senza Pamina, ma neanche senza Papageno. Sarastro esiste perché ha vicino la Regina della Notte, come ogni universo positivo ha bisogno del suo opposto negativo. È il teatro dell’alleanza universale che Béjart ha voluto sottolineare con la sua Flûte Enchantée.

Un immenso merci a Gil Roman, direttore del Béjart Ballet Lausanne, per aver portato quest’opera-balletto ancora una volta sulla scena con i suoi splendidi danzatori tra cui (ma bisognerebbe citarli tutti) Mattia Galliotto, danzatore ed eccellente attore nel ruolo dello Sprecher, lo splendido Gabriel Arenas Ruiz innamorato Tamino accanto alla bellissima e brava Kathleen Thielhelm sua tenera e fedele Pamina. E ancora la possente forza interpretativa e la pulizia del gesto di Julien Favreau nel ruolo di Sarastro in antagonismo con Svetlana Siplatova, virtuosa Regina della Notte sostenuta dal malvagio Monostatos, interpretato con bella prestanza tecnica e possanza di salto da Federico Matetich. Per continuare con le bugie, la simpatia e i sortilegi sognanti di Papageno, danzato dall’eclettico Wictor Hugo Pedroso accanto alla ieratica danza di Isis e di Osiris interpretati rispettivamente da Lisa Cano e Javier Casado Suárez.

Gli applausi sono stati un’ovazione.

Mariolina Giaretta

14/07/2017

Foto: 1. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Francette Levieux; 2. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Anne-Laure Lechat; 3.-5. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Gregory Batardon; 6.-9. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Anne Bichsel; 10. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Gregory Batardon; 11. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Francette Levieux; 12.-13. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph.  Lauren Pasche Haskiya; 14. Béjart Ballet Lausanne La Flûte Enchantée di Maurice Béjart, ph. Gregory Batardon.

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