A Milano

Il Balletto di Milano debutta con Passione Mozart

Dal 16 . 04 . 2014 al 18 . 04 . 2014

20.30

Milano - Teatro di Milano Via Fezzan 11 ang. Istituto Don Orione, Viale Caterina da Forlì, 19

Il Balletto di Milano debutta il 16 aprile (con repliche il 17 e 18 aprile) al Teatro di Milano con Passione Mozart, balletto in due atti con coreografie del giovanissimo Federico Veratti e la regia di Marco Daverio.

Il balletto ripercorre le vicende della Passione di Cristo ambientandola in tempi moderni. La scelta musicale ha quale base Mozart con alcuni arrangiamenti con strumenti orientali e motivi popolari egiziano-palestinesi del musicista francese Huges de Courson per creare un’atmosfera che tiene conto dell’ambiente originale in cui hanno avuto luogo le vicende della passione e per rappresentare la portata universale del messaggio cristiano attraverso una scelta musicale che unisse due mondi, oriente ed occidente, in un’unica partitura.

In scena: Alessandro Torrielli (Gesù), Federico Veratti (Giuda / Erode), Giulia Simontacchi (Maria),  Federico Mella (Giovanni), Akos Barat (Pietro),  Alessandro Orlando (Caifa), Simone Maier (Ponzio Pilato / Anna), Giulia Paris (Claudia Procula), Alessia Campidori (Maddalena / Angelo), Giulia Montesello (Barabba), Angelica Gismondo (Danza del ventre) e Davide D’Elia (Cieco).

Scrive Marco Daverio nelle note di regia:

“Affrontare la figura di Cristo pone un regista di fronte a scelte molto delicate. Come sarà il mio Gesù? Storico come quello di Zeffirelli? Rivoluzionario come quello di Pasolini? Oppure hippie come quello di Loyd Webber? E se compito di una regia, è rendere attivo lo spettatore coinvolgendolo nel dramma, quale Cristo proporre ad una platea dei giorni nostri per stimolarne la partecipazione e provocare una presa di posizione? Come rendere attuale una serie di eventi accaduti migliaia di anni fa? E soprattutto, come farlo nel rispetto del testo originale e della sensibilità dei fedeli? Certo, una rappresentazione storico didascalica della passione sarebbe stata la risposta più facile e rispettosa della tradizione, levando il regista da ogni rischio; una Via Crucis resa più spettacolare dalla bravura dei ballerini e più commovente dal sottofondo musicale di Mozart. Ma non sarebbe stato forse riduttivo puntare tutto sull’estetica e sul coinvolgimento emotivo?

Anziché rispondere subito alla domanda iniziale, come sarebbe oggi il Gesù protagonista di questa passione, ho spostato l’attenzione sui personaggi che gli stanno intorno, a partire dai più umili: il cieco, il paralitico, l’indemoniato, l’adultera e soprattutto i poveri, i tanti poveri a cui non ha mai negato il suo aiuto. Chi potrebbero essere oggi costoro? Non è poi così difficile scoprirlo. Basta andare in uno dei tanti centri della Caritas e conoscere le persone che ogni giorno assiste: i senza tetto, i malati, gli extracomunitari, i portatori di handicap. Sventurati che esattamente come allora vengono emarginati da una società indifferente e crudele. Di diverso ci sono casomai nuove forme di povertà come i precari, i disoccupati, i padri separati che vivono nell’auto…

Partendo dai più piccoli ho scoperto la strada per una regia innovativa. Immediatamente ho realizzato come Caifa rappresentasse il potere e la corruzione, Pilato l’ambiguità, Erode l’opportunismo; il rimbalzare di quà e di là Gesù per ottenerne la sua condanna un esempio di burocrazia ipocrita e disumanizzante. E che dire dell’avidità di Giuda per il denaro? Tutti elementi purtroppo ancora attualissimi e immediatamente comprensibili da una platea contemporanea. Da qui la scelta di vestire i personaggi con abiti moderni, ambientare la vicenda tra i bancali di una fabbrica chiusa per la crisi, dare spazio alla rappresentazione delle nuove povertà che attanagliano la società moderna. Il tutto però cercando di rispettare le vicende narrate nel testo evangelico.

Infine, una particolare attenzione l’ho dedicata al carattere ebraico della figura di Gesù, che nello spettacolo avrà sempre il capo coperto e i tipici capelli lunghi sulle tempie. Anche l’ultima cena è stata allestita come il tradizionale Seder Pasquale con gli alimenti della tradizione: sedano, agnello, pane non lievitato e uovo sodo”.

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