La recensione

Due regine donizettiane al Teatro dell’Opera di Roma: Maria Stuarda si scontra con Elisabetta.

Due soprani si contendono un tenore nella raffinata regia di Andrea De Rosa, con la scatola scenica rosso sangue di Sergio Tramonti. Paolo Arrivabeni dirige l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma con equilibrio di orchestrazione. Marina Rebeka (Maria Stuarda) e Carmela Remigio (Elisabetta) ben tratteggiano i caratteri delle due regine. Presenti le artiste selezionate dal Progetto Fabbrica, Roberta Mantegna, Erika Beretti Valentina Varriale. Nel cast anche il tenore Paolo Fanale, il basso Carlo Cigni, il baritono Alessandro Luongo.

Al Teatro dell’Opera di Roma si sono appena concluse le recite di Maria Stuarda di Gaetano Donizetti, libretto di Giuseppe Bardari. Senza approfondire i fatti storici, l’opera si ispira a Maria Stuart di Schiller e racconta lo scontro tra due regine: Maria Stuarda, prigioniera a Forteringa perché cospiratrice, ed Elisabetta che la condanna alla decapitazione.

Protagonisti assoluti della performance romana il direttore d’orchestra Paolo Arrivabeni, il regista Andrea De Rosa, le soprano Marina Rebeka e Carmela Remigio, per un nuovo allestimento in collaborazione con il Teatro San Carlo di Napoli.

Nell’opera ottocentesca siamo abituati a vedere la rivalità tra un tenore e un baritono che si contendono per ragioni svariate una soprano. In Maria Stuarda, invece, Donizetti si esprime con lo schema settecentesco che riporta ai cantanti castrati interpreti di ruoli femminili: due soprani si contendono un tenore. Roberto Leicester è infatti innamorato di Maria Stuarda, ma su di lui ci sono le aspirazioni sentimentali di Elisabetta. Maria con la sua alterigia e Leicester a lei devoto scateneranno l’ira di Elisabetta. Nella vicenda si muovono Talbot, che sostiene Maria assieme alla fida Anna, e Cecil a fianco di Elisabetta.

Ho visto la replica del 1 aprile 2017 funestata da un calo di tensione elettrica: per ben due volte il palcoscenico è rimasto al buio, al contrario della sala illuminatissima. Professionali gli artisti che non si sono scomposti e hanno proseguito mentre il pubblico rumoreggiava (qualcuno mormorava: pesce d’aprile?). Approfitto per salutare il tipo dietro di me che scandiva il tempo col battito del piede a ogni cabaletta. E siccome l’opera è un susseguirsi della “solita forma”, cioè sequenze di cantabili lenti e di difficili cabalette veloci, potete capire quanto sia stato partecipe lo spettatore.

La raffinata regia di Andrea De Rosa parte dalla sua versione teatrale. De Rosa sostiene che non ci dovrebbe essere una separazione tra prosa e lirica, ma una compenetrazione che può coinvolgere, tra l’altro, pubblico e critica. Per un regista fare le due cose significa completare i significati: nella prosa ci sono dettagli che nella lirica vengono sintetizzati e rappresentati dalla musica. Un cambio di accordi nell’armonia racconta tanto quanto un impegnativo discorso in prosa. Sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma Andrea De Rosa ha evidenziato il dissidio tra le regine con una ambientazione elegante ma scurissima, con qualche bagliore di rosso o di bianco livido. Molto curato.

Se volete sbirciare la versione teatrale di De Rosa e fare qualche parallelo con la regia lirica, ecco un video.

Questo, invece, è il trailer dell’Opera di Roma

Sul programma di sala sono descritte le modalità costruttive delle scenografie di Sergio Tramonti. La scatola scenica rosso sangue è realizzata con veline, tulle, stracci. Un bell’effetto quando la scatola si apre e compare il coro immobile del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani. Sulla stessa linea i costumi austeri di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari, che hanno potenziato questo racconto fatto di contrasti tra la corte di Elisabetta, la prigione di Maria, l’orrore del patibolo.

Paolo Arrivabeni ha diretto l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma come fanno quei musicisti che si fanno notare perché valorizzano i cantanti e lavorano come un mixer per equilibrare i suoni dell’orchestrazione. Del resto l’opera è fatta di forti contrasti tra i caratteri delle regine e dei loro sostenitori. Marina Rebeka (Maria Stuarda) possiede un bel mezzo vocale. In O nube, che lieve…nella pace del mesto riposo ha subito mostrato un controllo dei suoni gravi e una morbidezza nel fraseggio che ha mantenuto quasi sempre durante l’opera.

Ascoltate la versione di Mariella Devia per entrare nel mondo di Maria che rievoca la sua terra

Carmela Remigio (Elisabetta) ha la giusta capacità espressiva per tratteggiare la donna in balìa delle ragioni di stato e delle sofferenze d’amore: quanta attenzione al suono delle singole parole in rapporto al significato, alle parole sceniche. Credibilissima.

Un’idea della vocalità di Elisabetta la potete constatare in questo video con Anna Caterina Antonacci, mezzosoprano, mentre Carmela Remigio è soprano: la scelta del Teatro dell’Opera di Roma è stata di assecondare la presenza di due soprani come scritto da Donizetti. Non si tratta, infatti, di esprimere tessiture vocali diverse, ma di accentuare i caratteri antitetici sottolineati dalla musica.

 

Per l’ultima replica il Teatro dell’Opera di Roma ha scritturato Roberta Mantegna (Maria Stuarda) ed Erika Beretti (Elisabetta), artiste selezionate nel Progetto Fabbrica, Young Artist Program: i talenti non sono sufficienti se le persone non vengono messe alla prova. Bene.

Nel cast anche il tenore Paolo Fanale (Roberto) che per scrittura musicale non ha le classiche arie, ma si comporta più spesso da parlante melodico. Quindi il basso Carlo Cigni (Talbot), il baritono Alessandro Luongo (Cecil) e la soprano Valentina Varriale (Anna Kennedy), anche lei del progetto “Fabbrica”.

Ascoltiamo il finale del primo atto con Joyce di Donato dove i personaggi eseguono il cosiddetto pezzo di stupore: gli eventi hanno immobilizzato tutti per l’incontro tra le due regine e l’insulto di Maria a Elisabetta (Figlia impura di Bolena) per poi sfociare nel concertato, dove ciascuno fa la sua parte a seconda del registro vocale e della caratterizzazione musicale.

Maria Stuarda di Donizetti ha subito alterne vicende a partire dal 1834: censurata, riadattata ad altro libretto (Buondelmonte), infine riproposta con variazioni. Come ha sottolineato Giovanni Bietti nel programma di sala, il concetto di opera “autentica” quando si parla di un’opera dell’inizio dell’Ottocento è precario: dipende dagli esiti che essa ha con il pubblico, dai cantanti, dalla censura. Teniamo a mente questo dinamismo per evitare di pensare che l’opera lirica sia uno stantio pezzo da museo.

Ippolita Papale

@salottopapale

05/04/2017

Foto:  1. Carmela Remigio (Elisabetta), Marina Rebeka (Stuarda), Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph. Yasuko Kageyama; 2. Carmela Remigio(Elisabetta) e Alessandro Luongo (Cecil) Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph.  Yasuko Kageyama; 3.  Carmela Remigio interpreta Elisabetta in Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph. Yasuko Kageyama; 4. Carmela Remigio(Elisabetta), Paolo Fanale(Leicester), Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, Yasuko Kageyama; 5. Una scena di insieme, Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph Yasuko Kageyama;  6. Roberta Mantegna Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph Yasuko Kageyama; 7. Erika Beretti (Elisabetta), Alessandro Luongo (Cecil), Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph. Yasuko Kageyama; 8. Roberta Mantegna interpreta Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph.  Yasuko Kageyama; 9. Scena finale Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph Yasuko Kageyama; 10. Andrea De Rosa regista Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma; 11. Carmela Remigio interpreta Elisabetta in Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph. Nicola Allegri; 12. Marina Rebeka interpreta Maria Stuarda di Donizetti, Teatro dell’Opera di Roma, ph Paul Gregory.

MARIA STUARDA

Tragedia lirica in due atti di Gaetano Donizetti. Libretto di Giuseppe Bardari. In scena al Teatro dell’Opera di Roma dal 22 marzo al 4 aprile 2017.
Direttore: Paolo Arrivabeni
Regia: Andrea De Rosa
Maestro del coro: Roberto Gabbiani
Scene: Sergio Tramonti
Costumi: Ursula Patzak
Luci: Pasquale Mari

INTERPRETI PRINCIPALI
Maria Stuarda, Regina di Scozia: Marina Rebeka /Roberta Mantegna * 4 aprile
Elisabetta, Regina d’Inghilterra: Carmela Remigio /Erika Beretti* 4 aprile
Anna Kennedy: Valentina Varriale*
Roberto, Conte di Leicester: Paolo Fanale
Giorgio Talbot: Carlo Cigni
Lord Guglielmo Cecil: Alessandro Luongo
* Dal progetto “Fabbrica” – Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento in collaborazione con Teatro San Carlo di Napoli
www.operaroma.it
www.fabbrica.operaroma.it

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