Gli spettacoli di Natale. Nelle recite scolastiche l’improvvisazione regna sovrana.
Natale non è solo tempo di regali. Immancabili sono gli spettacoli natalizi che coinvolgono bambini e ragazzi. Se nelle scuole di danza si susseguono lezioni aperte e saggi, nelle scuole curriculari le recite di Natale sembrano un genere in via di espansione. Di seguito un ironico viaggio fra le recite scolastiche natalizie che fanno versare a parenti e genitori fiumi di lacrime non sempre di commozione.
Ormai ci siamo: mancano pochi giorni a Natale e nelle scuole di danza in molti si sono già abbondantemente organizzati per tenere delle lezioni a “porte aperte” o per mettere in scena il “saggio di Natale”. Personalmente credo che le lezioni a porte aperte siano una buona opportunità da offrire a genitori e parenti: per una volta, finalmente, viene permesso l’accesso alla sala danza per poter comprendere davvero come si svolge una lezione e come si lavora durante l’anno. Un’opportunità che inorgoglisce i genitori, ma anche gli allievi grandi e piccini che dal canto loro mai come in queste occasioni sono sorridenti e più precisi del solito. D’altra parte cosa c’è di più bello per un figlio sentirsi dire che è l’orgoglio di mamma e papà? Anche se poi è l’antidanza per eccellenza, cosa importa? Se non ha alcun tipo di velleità artistica (e se non le ha neanche la mamma, il papà, la nonna e la zia di terzo grado) va bene così ed è giusto che ci si inorgoglisca ancora di più davanti ad un buon lavoro fatto da un bambino che non è nato proprio con certe attitudini. Il problema invece è quando si è convinti del contrario….
I saggi di Natale invece trovo siano una cosa carina a patto che:
- non tolgano eccessivamente tempo allo studio della tecnica nei mesi precedenti
- non siano un salasso per i genitori con quote di partecipazione che da sole potrebbero coprire le spese dei pranzi di Natale e Capodanno a base di pesce per quindici persone
- non siano per forza dedicati al Natale con i famosi cappellini rossi (magari con le luci ad intermittenza) e con tutti i ragazzi che nel finale battono le mani al suon di oh Happy day o Jingle bells propinati in tutte le salse. Scusate ma lo trovo atroce, scontato, banale e non déja vu: DI PIU’!!!
Ma personalmente credo che il culmine dell’atrocità degli spettacoli natalizi sia individuabile in un altro contesto. Siete pronti? No? Mettetevi comodi perchè non sarò proprio buona e breve nell’esposizione del mio punto di vista.
LE RECITE SCOLASTICHE
La mia prima domanda, quella che puntualmente mi faccio da 40 anni a questa parte e che da anni mi pongo da genitore, e che voglio rivolgere agli insegnanti degli asili nido, delle scuole materne, delle scuole medie e elementari, è: PERCHE’?
Perché ogni anno dobbiamo sorbirci le recite natalizie dei nostri figli a scuola?
Perché ogni anno dobbiamo vestirli da deficienti con la prima cosa che capita per far interpretare loro un personaggio? Oppure perché dobbiamo magari pagare 7/10 euro un costume fatto dalla mamma di turno che si offre volontaria per assemblare due pezzi di fodera (perché è la stoffa che costa di meno) per fare quelle gonne per le femminucce talmente tanto brutte ed arricciate in vita che le bimbe sembrano dei bon bon al cioccolato ripieni di liquore e ciliegina?
Perché si costringono i bimbi ad imparare poesie che nel momento in cui vengono recitate tutti insieme evidenziano differenze: c’è infatti chi la sa bene e te lo mostra con faccia decisa, atteggiamento saccente, tono stordente; c’è chi la dimentica ed arranca; e c’è chi invece sbadiglia perchè si trova lì ma – come si dice a Roma – “non glie ne pò fregà de meno”?
Perché volete a tutti i costi utilizzare microfoni recuperati all’ultimo momento, con quella specie di amplificatore che non funziona mai bene, che va in distorsione o addirittura non permette di sentire nulla?
Perché utilizzate ancora i microfoni a filo, che puntualmente o è troppo corto oppure troppo lungo e che i bambini, a furia di passarselo tra di loro per recitare una frase a testa, ci si aggrovigliano dentro come gli involtini di carne con lo spago nella salsa della domenica?
Perché, per l’occasione, pretendete di passare magicamente dall’essere insegnanti di inglese o matematica ad essere insegnanti di danza , canto, dizione e recitazione?
Per carità tra gli insegnanti di scuola curriculare ci sono molti docenti che umilmente prestano il loro tempo a disposizione della scuola e dei bimbi nel modo più semplice ed umile possibile ed è quello che poi infatti si percepisce come lovoro pulito e gradevole (soprattutto se non supera i venti minuti totali…). Senza troppe pretese queste persone riescono a cogliere forse l’unico senso che mi viene da dare alle recite : AGGREGAZIONE E MOMENTO DI GIOIA PER I BIMBI (se si riesce a coinvolgerli tutti allo stesso modo).
Molti docenti addirittura ci rimettono economicamente di tasca propria. Ma allora mi chiedo: se non avete fondi destinati ad un allestimento decente, perchè dovete fare le cose arrangiate? C’è forse una legge di cui ignoro l’esistenza che prevede che sia obbligatorio questo strazio? No perchè per 100 mamme che si commuovono a vedere il proprio figlio artista per un giorno, sappiate che ce ne sono altre 150 che hanno le lacrime perchè stanno soffrendo un supplizio che sperano finisca presto.
Vi posso garantire che ho avuto modo di assistere a scene di panico nel montaggio di una recita natalizia e della successiva messa in scena. Mi è capitato più volte vedere realizzate recite in cui i ruoli principali sono affidati in via esclusiva a bambini che eccellono anche scolasticamente, mentre invece i ruoli secondari, come ad esempio i pastorelli (già tristi come personaggi in sé per sé) ed altre parti meno importanti, e che spesso non hanno assolutamente alcuna utilità, vengono puntualmente assegnate a bambini che rendono meno a scuola relegati in queste occasioni a ruoli di comparse con evidente sofferenza da parte dei relativi genitori. Con questo non sto dicendo che dappertutto si faccia così: ci sono ovviamente delle bellissime eccezioni. Purtroppo però in linea di massima il metro di giudizio utilizzato nella scelta delle parti si basa spesso sul principio del merito scolastico.
E allora al bambino che ha più dimestichezza con la memoria e con il linguaggio viene affidata la parte di narratore e per farla risultare “incisiva” e “decisa” nell’esposizione lo si invita ad urlare al microfono. Ariperchè? Pensate di creare intensità care maestre e professoresse? No, a me e a tante altre persone, state solo facendo salire un gran mal di testa.
Nelle recite scolastiche realizzate per lo più negli androni degli asili e delle scuole elementari trasformati in teatri arrangiati per un giorno, il momento topico poi è di sicuro quello della partenza delle basi musicali. Si utilizza di tutto per riprodurre le basi del karaoke delle canzoni di Natale del 1920: da telefoni, pc e tablet a scendere via via a lettori cd e dvd ma anche citofoni e minipimer.
Quando la base parte (se parte) c’è sempre poi la Mariele Ventre dell’Antoniano di turno che dà le direttive: “ora tocca a te, ora a te“ e se il bimbo non ricorda lei camuffa il suo imbarazzo con un simpatico sorriso e tutta rossa aggiunge al microfono: “l’ha sempre fatto nelle prove, ora sarà l’emozione“. Sì, può essere l’emozione , ma possono essere anche tanti i motivi per cui, un bimbo ha un vuoto di memoria. Per esempio – cara insegnante – sei proprio sicura che questa cosa il bimbo in questione la voleva proprio fare?
E poi arriva il momento clou, il momento della coreografia (???).
Gira di qua, salta di là , mani in su, mani in giù dai un bacio a chi vuoi tu. Maestreeeee…… ben venga che inventiate dei movimenti per animare le canzoncine dei vostri spettacolini ma, a nome mio e di una folta rappresentanza, vi pregherei di evitare di strafare. Innanzi tutto i bimbi non studiano canto, danza, dizione e recitazione, la vostra non è una scuola di musical e quindi queste anime innocenti non potranno mai avere la concezione dello spazio, del movimento, della modulazione della voce e del senso artistico intenso nel senso specifico del termine ma soprattutto voi non siete coreografe e, anche se in passato, avete fatto due anni di danza e seguite i saggi di danza di vostra figlia o di vostra nipote, non vuol dire che siete preparate per questo ruolo. Il risultato è bambini che si scontrano tra di loro in uno spazio di due metri quadrati in cui è contemplato anche albero di Natale e decorazioni affini.
Uno strazio che può durare anche due ore in cui vedi i genitori con tremila mani al cielo manco per un concerto dei Pink Floyd. Tablet, macchine fotografiche (anche se ormai demodé) e telefoni di ultima generazione ad immortalare quei “magici” momenti da propinare successivamente a tutti coloro i quali , per un motivo o per un altro (guarda caso) non hanno potuto assistere dal vivo all’evento. Uhmmmmmm….. non sanno che gioia li aspetta perchè , se dal vivo è uno strazio, immaginate una ripresa traballante con le persone che passano davanti all’obiettivo, le mani degli altri genitori che riprendono e la voce di sottofondo della nonna sorda che urla “quella è mia nipote, quella è mia nipote”. Va bene il ricordo, per carità, ma quando vostro figlio da grande si rivedrà conciato in quel modo non vi meravigliate se avrà qualcosa da contestare.
Or dunque vi starete chiedendo: perchè stai facendo tutta questa polemica, dove vuoi andare a parare? Ve lo spiego subito.
Innanzitutto non sto polemizzando ma sto esprimendo un pensiero e ponendo delle domande, come sempre, a nome di molti. Il mio consiglio personale da mamma che da anni va a vedere queste “deliziose” recite di Natale è: siate cortesemente più brevi possibili e create situazioni in cui tutti i bambini possano essere coinvolti e non solo quelli che reggono meglio la scena. Sarebbe più carino organizzare una grande festa solo per loro, da condividere con i genitori ma con canti e balli “nature”. E se non siete delle vere esperte forse sarebbe meglio portare i bimbi a teatro a vedere uno spettacolo natalizio fatto ad hoc per loro piuttosto che improvvisarvi registe, maestre di cori o coreografe per un giorno. Oppure, se proprio dovete realizzare la famigerata recita natalizia perché il vostro dirigente scolastico ve lo impone, cercate di affidarvi a chi ne sa più di voi: ingaggiate in tempo professionisti che sappiano lavorare con bimbi (docenti di canto, musica, teatro o danza) spiegate loro quali sono le vostre idee ed affidatevi alla loro esperienza, considerando che, anche se il professionista in questione è bravissimo, non potrà fare miracoli perché sta sempre lavorando con degli alunni che non avendo una conoscenza tecnica in materia sono automaticamente privi di forma mentis artistica. Sarebbe meglio prevedere un piano di studi extra durante tutto l’anno destinato a trasmettere almeno delle nozioni di movimento scenico, così le recite di Natale, di Carnevale, di Pasqua, della Quaresima e di fine anno avrebbero più senso perché frutto di un lavoro maturato nel tempo.
Evitate tutti quegli orpelli inutili, evitate le fodere per i vostri costumi improvvisati, se potete evitate proprio…..
Sono la prima che sostiene che l’arte debba essere divulgata e che i bimbi debbano essere avvicinati al canto, alla danza o alla recitazione il più possibile. Ma bisogna farlo con quello che davvero si può chiamare “ARTE”, perché di gente che ci marcia su e ne fa un cattivo utilizzo bistrattandola in malo modo siamo già pieni. E’ vero che esiste l’arte dell’arrangiarsi ma è pur vero che canto, recitazione, musica e danza sono arti da trattare con cura, per cui bisogna avere particolari propensioni, un minimo di organizzazione almeno mentale ed un grande senso pratico. In molti, troppi casi questo manca.
Mi fermo qui perché a Natale siamo tutti più buoni
Tanti auguri a tutti ed ora o happy day, o happy dayyyyyy…….dai forza tutti insieme con le mani…….. e a tempo per favore!!!!!!!!
Teresita del Vecchio
18/12/2016
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petronilla
Cara signora Del Vecchio,
sono una mamma che, anni fa ormai, ha assistito alle recite natalizie e non dei propri figli e che ne porta un ricordo molto tenero.
Per questo le chiedo perché. Perché tanta acrimonia, perché tanta irritazione?
Che i bambini di materna, asilo, elementari non siano per la stragrande maggioranza artisti, è fatto ben noto e chiaro a tutti. Nessuno di noi genitori si aspetta di assistere alla messa in scena del Macbeth, o dello Schiaccianoci quando si appresta a vedere la recita scolastica.
Conosciamo bene le problematiche economiche, logistiche, strutturali delle nostre scuole. Dispiace a tutti che non ci siano teatri o aule appositamente attrezzate, che non ci sia la strumentazione audio, impianti luci, microfoni e quanto servirebbe per rendere tutto meno ‘amatoriale’. Che non siano obbligatori, nel piano formativo, corsi di teatro o danza o musica che tanto farebbero bene ai nostri figli. Ma così stiamo dicendo cose scontate. Si sà. E il problema è altrove.
Allora, tolte di mezzo queste questioni che andrebbero affrontate e risolte su altri tavoli, io penso che il punto di vista debba essere un’altro.
Quei bambini che provano a cantare, ballare, recitare sono la cosa più vicina alla poesia che mi riesca di vedere in queste giornate frenetiche di shopping e consumismo e traffico e abbuffate culinarie.
Se dimenticano la poesia e rimangono muti mentre la musica va avanti, se inciampano nel filo del microfono, se, mancando del senso dello spazio, si ammucchiano disastrosamente anche in un girotondo, a me onestamente fa una tenerezza struggente. Io non voglio sentire un Carmelo Bene in formato mignon che mi stupisce con il suo eloquio, io voglio vederli proprio così, pieni di errori, imbarazzi, dimenticanze. Perchè i bambini sono fatti così, e le maestre me li stanno solo facendo vedere tutti insieme, nel loro splendore, nella loro pulizia. Non saranno mai più così meravigliosi.
Io ringrazio quelle maestre, a me la recita piace proprio in questo modo, col bimbo sapiente e quello silenzioso e il timido e lo spaccone. Mi piace tanto guardare esattamente le loro differenze, guardare loro, non la perfezione di una messa in scena.
Se voglio teatro se voglio arte, vado al teatro. La recita scolastica è un’altra cosa.
Dic 20, 2016 @ 12:38:26
Teresita del Vecchio
Gentile Signora,
innanzitutto grazie per il suo commento e grazie per aver condiviso con me, la redazione e i lettori il suo personale pensiero. La sua osservazione la trovo assolutamente lecita, educata nell’esposizione e molto bene espressa.
Non ho alcun acredine verso nessuno se non verso tutto tutto quello che è una forzatura per i bambini e tutto quello che li frena dall’essere quanto più naturali possibili. Le problematiche economiche e logistiche non sono le stesse per ogni luogo o regione. Le posso garantire che ci sono scuole, anche non private, che riescono ad avere teatri anche di una certa importanza storica, per mettere in scena le proprie recite natalizie. Quello che non condivido è far perdere la “poesia”, di cui parla anche lei, ai piccoli in questione, scaraventandoli, a volte anche con non poca coercizione, su un palcoscenico o presunto tale dai quali i bambini sono spesso spaventati. Così come ci sono bambini intraprendenti, così ce ne sono tanti altri invece più timidi. Non sempre gli insegnanti (e con questo termine non mi riferisco solo a quelli degli asili o delle primarie, ma anche a quelli delle discipline artistiche) hanno le capacità o le conoscenze per far superare il problema “timidezza” agli allievi davanti a una recita. Il bimbo deve essere preparato psicologicamente, deve sapere a cosa andrà incontro. Questo il più delle volte non accade e l’unica cosa di cui i bambini sono informati è che a quell’evento ci saranno mamma e papà ad assistere, quindi bisogna fare bella figura ed impegnarsi. Punto. Che poi ci saranno altri cento elementi di disturbo della sua concentrazione, tra pubblico, fratellini urlanti e piangenti, persone che chiacchierano, flash accecanti, loro lo scopriranno solo una volta lì. Mi potrà contestare questo pensiero dicendomi che anche questo serve a formarli; le rispondo anche stavolta che ha ragione, ma non condivido il modo in cui, la stragrande maggioranza delle volte, viene fatto.
Se ha letto bene, ho sottolineato in più punti la mia personale ammirazione per coloro che dedicano volontariamente il proprio tempo ed il denaro personale affinché certi progetti possano essere realizzati, e sono quelle le situazioni in cui si percepisce invece la capacità e la volontà di essere utili realmente ai bambini facendogli fare un’esperienza veramente bella e formativa. Ho sottolineato in un altro momento che ci sono delle eccezioni anche molto belle; non ho quindi fatto di tutta un’erba un fascio. Ma ho lavorato in tante scuole, ho due figli, e le posso dire che in linea di massima le eccezioni a cui ho fatto riferimento nell’artcolo sono davvero rarità.
Alla prima recita di mio figlio sono stata anche io una mamma commossa con i lacrimoni da sembrare scema agli occhi degli altri. In quelle successive alcune situazioni hanno cominciato a disturbarmi. Ho iniziato a concentrare la mia attenzione non solo sul mio bambino, ma su tutti partecipanti e quello che ho visto più volte non mi è piaciuto. Non si deve togliere la naturalezza ai bimbi, non si può premiare sempre gli stessi e non dare un’ iniezione di fiducia a chi invece ne avrebbe più bisogno e non certo mettendolo alla prova, ma facendogli capire che l’adulto ha fiducia in lui, si fida e gli lascia possibilità, solo se lo vuole, di dimostrare che lui non è meno di un altro che eccelle in tutte le materie.
Io non voglio enfant prodige…io voglio vedere i bimbi liberi di agire, di scoprire, di creare, voglio vedere bambini felici e non bimbi disperati perché non riescono a ricordare una frase o un passo.
Le auguro un sereno Natale.
Grazie per il confronto.
Teresita del Vecchio
Dic 22, 2016 @ 02:13:19
camilla
Ho ricordi tenerissimi delle recite natalizie di mio figlio ormai 30enne e che vive all’estero. Non si obbliga nessuno a prenderne parte, ne ad assistervi. Per i genitori sono ricordi molto dolci, se si vuole vedere un vero spettacolo artistico si sceglie di andare a teatro.
Camilla
Dic 22, 2016 @ 10:02:11