Susanna Salvi e Giuseppe Schiavone debuttano con successo ne Il lago dei cigni di Christopher Wheeldon al Teatro dell’Opera di Roma
Proseguono fino al 5 novembre le repliche de Il lago dei cigni di Christopher Wheeldon con il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Il 19 ottobre hanno debuttato nei ruoli principali i solisti Susanna Salvi (Odette/Odile) e Giuseppe Schiavone (Siegfried), accompagnati dal primo ballerino Manuel Paruccini (Von Rothbart). Ottima la prova della ballerina, Odette appassionata e accattivante Odile, abile tecnicamente e interpretativamente nell’affrontare il difficile ruolo. Buona l’intesa con il partner Schiavone, interprete in linea con l’eleganza dello stile inglese. Buon successo per il Corpo di Ballo in una versione del Lago che ne esalta la freschezza. Nell’articolo, anche le dichiarazioni di Susanna Salvi al termine del debutto.
Dopo il debutto dello scorso 27 settembre 2016 (recensito da Francesca Bernabini), proseguono fino al 5 novembre 2016 al Teatro Costanzi le repliche de Il lago dei cigni di Christopher Wheeldon con il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. La sfida del più famoso dei balletti non ha colto impreparati i danzatori della direttrice Eleonora Abbagnato, fiera di proporre per la prima volta in Italia l’originale rilettura del coreografo inglese. Salutati i principals del Royal Ballet Federico Bonelli e Lauren Cuthbertson (stelle ospiti delle prime rappresentazioni e già avvezzi allo stile di Wheeldon), attendevamo con curiosità l’ulteriore prova del Corpo di Ballo nell’alternanza, nei ruoli dei protagonisti, dei primi ballerini e solisti del Teatro; scommessa ad oggi certamente vinta, considerando la recente nomina della nuova étoile, Alessandra Amato, proprio al termine dell’interpretazione di Odette/Odile.
Lo scorso mercoledì 19 ottobre 2016, il Costanzi ha accolto un pubblico giovane e pomeridiano (non ci sono sfuggite allegre e disciplinate scolaresche: aspetto che rincuora sulla diffusione del balletto e sulla formazione di nuove generazioni di spettatori) per il debutto nel ruolo del Cigno della solista Susanna Salvi e del collega Giuseppe Schiavone nei panni di Siegfried. Avevamo già apprezzato per diversi aspetti l’interpretazione della giovane ballerina, già meritevole di lodi per passate esecuzioni in ruoli da protagonista in cui ha dimostrato estrema consapevolezza scenica, certezza tecnica e ardore interpretativo. L’avevamo notata, lo scorso ottobre 2015, in Giselle (nella versione di Patricia Ruanne, nuovamente in programmazione nel 2017) per la capacità non comune di trasmettere la potenza oscura dell’animo femminile, apparentemente fragile e preda di folli passioni, eppure solida nella costanza d’amore e perdono.
L’Odette di Susanna Salvi è immagine bianca di purezza immacolata e nello stesso tempo voce di donna appassionata, che presagisce l’infausto finale ma non rinuncia all’amoroso abbandono. Resta negli occhi il famoso pas de deux del Cigno Bianco del II atto, in cui Salvi asseconda le lunghissime note dei violini di Čajkovskij, indugiando non tanto sul virtuosismo della posa quanto nel riverbero dell’intenzione espressiva, esaltato dall’abile gestione delle curve del collo e dei polsi, piegati e distesi con delicata e ritmica precisione.
Susanna Salvi è figura sottile che sembra tuttavia riempire lo spazio grazie ad una minuziosa regia delle direzioni, dando l’impressione di poter definire i confini del palcoscenico. Nessuna esitazione nella variazione del II atto, con développé misurati su accenti puntuali e ali dal volo breve ed elegante; ottimi gli aplomb in attitude e i cambré nel pas de deux, soprattutto nei lunghi e rischiosi respiri prima dell’abbandono all’indietro tra le braccia di Siegfried. Il segno della versatilità esplode nel III atto, in cui la ballerina è un Cigno Nero dal piglio accattivante e fiero. Il ruolo certamente ne esalta la precisione tecnica, di cui apprezziamo nuovamente l’essenzialità e la misura, tra virtuosismi irrinunciabili qui compiuti con grande naturalezza (eccellenti i fouettés nella coda del pas de deux e i giri in passé e in attitude della variazione).
Il doppio personaggio ben si adatta alle qualità di Salvi, brava nell’adeguare le proprie caratteristiche interpretative a ruoli diversi pur restando riconoscibile nello stile e nella raffinatezza tecnica. “La preparazione è stata lunga e minuziosa – ci ha confessato la solista raccontando il percorso verso il debutto – è passata per momenti di sconforto, ma anche di gioia e gratificazione. Mi sono ispirata a grandi interpreti come Natalia Makarova e ad una delle mie ballerine preferite, Marianela Núñez. Mi hanno aiutato molto i maestri Frederic Jahn, Jean Sébastien Colau e Benjamin Pech, il mio partner Giuseppe Schiavone e la mia stimata collega, nonché étoile, Alessandra Amato. L’incontro con il coreografo Christopher Wheeldon è stato estremamente positivo, mi ha lasciato prima esprimere il mio modo di vedere Odette e Odile, per poi indirizzarmi verso la sua visione del cigno: una ‘donna animale’, impaurita ma forte, delicata nel movimento delle braccia quanto decisa negli sguardi e nei momenti narrativi, ai quali tiene molto. Trovo che sia un grande artista e sono molto felice di aver avuto l’opportunità di danzare un suo lavoro”.
Con candore, Salvi ci svela le emozioni del debutto a pochi attimi dalla scena: “ Sono state fortissime e nuove. Prima di entrare ero spaventata, forse un po’ sopraffatta dall’importanza del ruolo che stavo per sostenere. Poi è stato il balletto stesso a guidarmi attraverso le varie scene, aiutandomi a calarmi nel personaggio di Odette/Odile. La musica mi ha accompagnato in questo viaggio regalandomi brividi di grande passione, e uscendo di scena, alla fine, ho sentito lacrime di gioia per aver vissuto un sogno che non avevo neanche osato esprimere. In questo percorso, la direttrice Eleonora Abbagnato mi ha seguito fin dall’inizio, infondendomi la fiducia e il coraggio necessari per affrontare una sfida di questa portata. Ha una grande energia e riesce a trasmetterla a noi ballerini, stimolandoci a dare sempre il meglio di noi stessi. Le sono grata per questa grande opportunità”. E sul futuro, nessun dubbio: “Mi piacerebbe misurarmi con il ruolo di Giulietta, un’altra grande sfida interpretativa, ma anche in Kitri (Don Quichotte) e Aurora (La bella addormentata)”.
Da parte sua, il principe Siegfried di Giuseppe Schiavone si dimostra in linea con l’eleganza inglese, ricordando a volte l’aristocratico aplomb di Anthony Dowell (inarrivabile, storico interprete del Royal Ballet). Schiavone è abile negli assoli del primo atto e nelle variazioni dei pas de deux principali, che ne evidenziano la tecnica priva di fronzoli e la chiara musicalità (aspetto non trascurabile soprattutto in questo caso in cui note estremamente rallentate mettono a dura prova l’interprete alle prese con grandi salti e infinite pirouettes). L’intesa con Susanna Salvi è buona e risulta efficace l’espressività discreta del ballerino, che rinuncia agli eccessi pantomimici a favore di un’interpretazione più sobria che ben rende lo stato di confusione del giovane principe.
Tra i solisti del Corpo di Ballo segnaliamo Sara Loro, frizzante interprete del pas de trois del primo atto, adeguatamente leggera nei grandi salti e rapida nei giri. Con lei Marianna Suriano, bellezza dai tratti mediterranei felicemente esaltati da un corpo longilineo e morbidamente armonico; si districa bene durante i giocosi intrecci del passo a tre, grazie anche ad un buon aplomb impreziosito da gambe forti e piedi arcuati. Si addice poco all’estensione di linee di Suriano la variazione ricca di salti e passaggi veloci, ma resta un’interprete da tenere d’occhio per i margini di ulteriore crescita tecnica e per il fascino della figura sinuosa. Molto bene Claudio Cocino, esperto solista, già ammirato in diversi ruoli da primo ballerino, qui puntuale come doppio porteur e virtuoso nella variazione.
Le danzatrici del Corpo di Ballo mostrano disciplina e cura nei disegni d’insieme del II e IV atto, qui moltiplicati dall’estro di Wheeldon e caratterizzati da una specifica curva della schiena che ‘umanizza’ l’afflizione dei cigni prigionieri. Buono lo studio delle sincronie e degli accenti musicali. Tra gli uomini, bravi i protagonisti del pas de quattre del III atto Giacomo Castellana e Jacopo Giarda, interpreti brillanti dalla tecnica cristallina; carismatico, come sempre, il primo ballerino Manuel Paruccini nei panni del malefico Von Rothbart. Annalisa Cianci è elegantemente seducente nella Danza Russa, che ne svela a poco a poco i contorni femminili spogliandola delle vesti. Buona anche la gestione del gruppo maschile del primo atto, i Gentlemen della Corte, omogenei stilisticamente e singolarmente puliti nei passaggi (Giacomo Castellana, Alessandro Vinci, Alessio Rezza, Emanuele Mulé, Luigi Corrado).
Vicenda d’amore estremo che sfida il male e perdona il tradimento, Il lago dei cigni mantiene un sottofondo di drammatica inesorabilità del destino che poco concede al lieto finale di coppia, insistendo piuttosto sulla doppiezza dei sentimenti umani e terreni. Prospettiva che non manca nella versione di Christopher Wheeldon, abile nell’inserire il nucleo narrativo in un nuovo contesto estetico che conserva lo spirito romantico pur nell’attenuazione degli aspetti fantastici. Non vediamo mai davvero quel lago maledettamente incantato, ma apprezziamo in Wheeldon l’eleganza dello stile, rispettoso dell’originale e orientato verso l’essenzialità della posa e la cura dei disegni d’insieme, grazie anche ad una musicalità raffinata che indugia sul sensibile rallentamento di alcune sezioni caikovskiane per poi esaltare la rapidità di passaggi brevissimi. L’idea geniale resta l’aver catapultato la trama nei celebri quadri di Edgar Degas, lasciando parlare le ballerine dipinte in spumosi tutù, adagiate con aggraziata stanchezza agli angoli di una sala da balletto e segretamente spiate dai signori dell’Opéra (mecenati dell’arte e ambigui amanti di femminili prodezze).
Per il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera una buona prova che certamente ne evidenzia la freschezza e che lascia ben sperare sulle produzioni dell’imminente nuova stagione.
Lula Abicca
23/10/2016
Foto: Susanna Salvi e Giuseppe Schiavone, Lago dei Cigni di Christopher Wheeldon, Teatro Opera Roma ph. Yasuko Kageyama.