Biennale Danza 2016

Biennale di Venezia 2016: Virgilio Sieni presenta il Festival di Danza Contemporanea.

È stato ufficialmente presentato, lo scorso 5 maggio, il programma dell’edizione 2016 della Biennale di Venezia per i settori Danza, Musica e Teatro. In compagnia del Presidente Paolo Baratta, il coreografo e Direttore Virgilio Sieni ha introdotto gli ospiti del festival, i laboratori della Biennale College e i progetti tra i luoghi all’aperto e al coperto della città di Venezia. Tra i grandi nomi della danza contemporanea mondiale, il Leone d’oro alla carriera 2016 Maguy Marin, ma anche Trisha Brown, Anne Teresa De Keersmaeker, Shobana Jeyasingh, Adriana Borriello, Emanuel Gat. Tra gli altri, Annamaria Ajmone, Francesca Foscarini, Marina Giovannini, Thomas Hauert, Albert Quesada, Daniele Ninarello, Lara Russo, Isabelle Schad, Nacera Belaza, Claudia Castellucci.

Non solo grandi coreografi e compagnie, ma anche laboratori e nuove creazioni per la decima edizione del Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia in programma dal 17 al 26 giugno 2016. Nel programma, presentato ufficialmente lo scorso 5 maggio dal Direttore Virgilio Sieni, nomi noti del panorama coreografico internazionale, residenze e Biennale College, polo formativo del festival dedicato ai giovani artisti. Per tutti, dieci giorni di danza contemporanea tra i luoghi della città di Venezia: Teatro Piccolo Arsenale, Sale d’Armi, Teatro alle Tese, Tese dei Soppalchi, ma anche i sestieri di San Marco, Dorsoduro, Castello, fino all’Isola di San Giorgio. Come preannunciato qualche settimana fa, sarà ospite d’onore del festival la coreografa Maguy Marin, Leone d’oro alla carriera 2016 per la ricerca sul corpo e sullo spazio attraverso un’arte che ha indagato i risvolti dell’umano tra i contorni della coreografia contemporanea. Maestra della danza contemporanea mondiale e autrice di capolavori indiscussi (tra i tanti ricordiamo Cendrillon del 1985 e May B del 1981, ritratto della polverosa umanità beckettiana, recentemente ammirato nella capitale per l’ultima edizione del Romaeuropa Festival), la coreografa francese sarà a Venezia il 18 giugno con lo spettacolo in prima italiana Duo D’Eden che seguirà la consegna del Leone d’oro (in programma, al mattino, anche un incontro condotto da Stefano Tomassini).

Restando sui grandi nomi della danza internazionale, il 25 giugno arriva Trisha Brown Dance Company con quattro brani (Planes, Opal Loop, Locos, For M.G.) rappresentativi della storia creativa dell’autrice americana tra gli anni Sessanta e Novanta. Il 22 giugno torna a Venezia la coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker (Leone d’oro alla carriera 2015) con la sua compagnia Rosas in Vortex Temporum (sulla partitura di Gérard Grisey eseguita dal vivo dall’Ensemble Ictus), un continuo scambio tra movimento e suono nel vortice irrefrenabile del tempo. Il 17 giugno c’è Emanuel Gat, coreografo della giovane generazione della danza israeliana con anni di esperienza e creazione in tutta Europa, a Venezia con la prima mondiale di Sunny sulle musiche dal vivo di Awie Leon. Gat sarà anche tra i maestri protagonisti dei laboratori e autore delle opere inedite per la Biennale College che presenta quest’anno 13 brevi spettacoli con oltre 100 giovani interpreti selezionati attraverso un bando internazionale (tra gli altri coreografi, lo stesso direttore Virgilio Sieni, Claudia Castellucci e Sandy Williams). Segnaliamo che alcuni dei percorsi della Biennale College saranno aperti anche a non professionisti e coinvolgeranno  adolescenti, anziani e cittadini. E poi, Shobana Jeyasingh, coreografa inglese di origine indiana, a Venezia il 18 giugno con Outlander, evento speciale per il festival ispirato al dialogo tra arte e architettura; Adriana Borriello, il 24 giugno, con il secondo movimento del ciclo Col corpo capisco fondato su una visione antropologica del corpo; l’autore svizzero Thomas Hauert e la sua compagnia Zoo di Bruxelles, il 25 giugno, con la prima italiana di Inaudible.

Tra i tanti coreografi di ultima generazione, la giovane Annamaria Ajmone, recentemente apprezzata al Romaeuropa Festival 2015, presente a Venezia con Tiny Extended sul rapporto tra immagine in movimento e danza. E poi ancora Marina Giovannini in Duetto nero, su tecnica e naturalità del gesto; Albert Quesada, catalano a Bruxelles, alla Biennale con  OneTwoThreeOneTwo, esplorazione della simbiosi tra danza e musica nel flamenco; Francesca Foscarini, Premio Positano 2015, in Back Pack; Lara Russo, vincitrice a Roma di DNA Appunti Coreografici 2015, in Ra-me; Daniele Ninarello con il sassofonista Dan Kinzelman per uno studio parallelo su suono e movimento dal titolo Kudoku; la tedesca Isabelle Schad con Laurent Goldring tra danza, performance e arti visive e Nacera Belaza, di origine franco-algerina con Sur le fil e La traversée. Tra gli autori giovani attivi in tutta Europa: Yasmine Hugonnet, Gabriel Schenker, Daniel Linehan, Camilla Monga.

Torna anche per il 2016 il progetto Vita Nova, ciclo di incontri di danza contemporanea per i giovanissimi dai 10 ai 16 anni con Marina Giovannini, Manfredi Perego, Chelo Zoppi. Al programma si aggiunge un laboratorio di critica condotto da Massimo Marino e Lorenzo Donati che lancerà un blog multimediale sulle attività e il dietro le quinte della Biennale Danza.

In conferenza stampa, nell’Auditorium dell’Ara Pacis di Roma, ha introdotto il programma il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta: “Negli ultimi anni, danza, teatro e musica hanno dialogato tra loro conducendo il festival ad un’impostazione che è frutto della sperimentazione nel tempo. L’idea, poi confermata dall’esperienza, è stata quella di utilizzare le risorse della Biennale e i luoghi di Venezia per un’operazione duale; forse non abbiamo le connotazioni economiche e strutturali per competere con le dimensioni di grandi festival internazionali, ma abbiamo la possibilità di realizzare qualcosa di più complesso di un festival dedicando energie alla formazione di giovani artisti e facendo diventare la Biennale un luogo di elezione per chi già si cimenta in attività artistiche e aiutarli nel loro cimento”.

Per il festival dunque, una duplice funzione: portare a Venezia grandi coreografi e compagnie di danza fornendo un aggiornamento costante sugli sviluppi del contemporaneo e, nello stesso tempo, investire in attività formative per i giovani attraverso programmi intensivi di studio e creazione con i coreografi ospiti: “Si tratta di momenti in cui i giovani possono realizzare qualcosa che poi entrerà a far parte del festival – continua il Presidente Baratta –  una formula unica, quella della Biennale College, in cui il duplice scopo dell’intero festival è quanto mai evidente in quanto piattaforma per incontrare grandi maestri e per mostrare l’opera al pubblico. Ritengo che un’istituzione pubblica debba sempre interrogarsi sulle ragioni per cui sostiene determinate attività e qui si trova nell’interpretazione del festival come luogo della conoscenza per tutti e di promozione per maestri e giovani affinché possano trovarvi occasioni caratteristiche. Raggiunta questa formula, il programma cresce sviluppandone ulteriormente le intenzioni. Tengo molto infine a segnalare la sezione ‘all’aperto’ della Biennale di quest’anno perché vorrei che questa parola, che indica anche un’apertura a nuove forme precedentemente non riconosciute dal festival, riunisse le tentazioni e i momenti di dialogo tra i vari generi della musica, del cinema e della coreografia”.

Significative le parole del direttore Virgilio Sieni: “Gli spettacoli si annunciano meravigliosi, critici e dubbiosi in un festival che propone una postura dell’osservatore, del danzatore e del coreografo attraverso una  riflessione sul corpo, una postura con le ginocchia piegate, non rigide. Un festival che deve indicare traiettorie e contesti da riportare in una forma di apertura, ripensando al senso dell’abitare il palcoscenico e al concetto di educazione e trasmissione. I maestri e tutta la varietà umana invitata a partecipare creeranno un corpo organico, una nuova geografia, attraverso una riorganizzazione della città in quanto metafora del mondo e territorio da riportare ad un vissuto importante. La danza stessa creerà una congiunzione forte tra corpo, luogo, geografia e natura”.

“I coreografi ospiti proporranno laboratori e residenze costruendo l’intensità della città – ha sottolineato Sieni – Residenza significa dare nuova visione e respiro ad un luogo: un artista che risiede immette sostanza poetica. Parliamo di un percorso attraverso il corpo che porta a riflettere sul camminare, sull’osservare e sul partecipare ad uno spettacolo. Un percorso fatto anche di frammentazione in un continuum di mappe abitate da coreografi, compagnie e danzatori, ma anche da cittadini, amatori e diversamente abili che con la loro fragilità introducono un discorso sul corpo per tracce, avvistamenti, crisi, rischio e coraggio. Trovo fondamentale oggi tornare a riflettere sull’educazione e sulla trasmissione legandole anche ai beni culturali e ai luoghi restaurati in una relazione conoscitiva con l’architettura che ci circonda. Ricordo infine che per la Biennale College, ben 15 coreografi incontreranno un centinaio di danzatori per lavorare su opere inedite, 15 laboratori che coesisteranno nello stesso momento: un aspetto importante del concetto di ‘polis che danza’ e che costruisce una percezione diversa della città. Credo ci sia bisogno di tutto questo per intuire un futuro coraggioso e meraviglioso nel mondo della danza”.

Per ulteriori informazioni sul programma: Biennale Danza 2016.

Lula Abicca

10/05/2016

Foto: 1.-2. Virgilio Sieni, Biennale college; 3.-5. Biennale college;  6. Maguy Marin; 7. Vortex temporum di Anne Teresa De Keersmaeker, compagnia Rosas.

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