Al Teatro dell’Opera di Roma allestimento multimediale e racconto al cubo per i 200 anni del Barbiere di Siviglia di Rossini
E’ uno show multimediale la versione del Barbiere di Siviglia messa in scena dal regista Davide Livermore al Teatro dell’Opera di Roma per festeggiare i 200 anni della prima rappresentazione romana dell’opera di Rossini. Topi volanti, figure inquietanti, videomapping di D-Wok, trucchi magici, scenografia dark, costumi pop-surrealisti e braccio meccanico per Don Basilio. Un’overdose di immagini e racconti. Con Donato Renzetti che dirige senza scomporsi nel “tumulto generale” si replica sabato 20 febbraio alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e domenica 21 febbraio. Su Rai Replay è possibile assistere da casa a questa versione dell’opera.
Vai a vedere il Barbiere di Siviglia al Teatro dell’Opera di Roma e ti trovi di fronte a una multi-storia, a un racconto al cubo. Sì, perchè il regista Davide Livermore mette in scena il suo Barbiere, quello di Beaumarchais a cui si ispira il libretto di Sterbini e quello di Rossini. Uno show multimediale molto bello da vedere se non ti preoccupi di fare attenzione agli infiniti particolari, altrimenti puoi dire Mi par d’essere con la testa in un’orrida fucina come nell’opera.
Sabato 20 febbraio 2016, si festeggia l’anniversario della prima rappresentazioni romana del Barbiere di Siviglia, occasione imperdibile anche per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che assisterà allo spettacolo con vari ministri e amministratori. Nonostante il compleanno la versione del regista Davide Livermore si allontana di molto da una messa in scena filologica.
All’attacco dell’overture Livermore colloca un video, una specie di sigla realizzata da D-Wok con le illustrazioni di Francesco Calcagnini. Topi ovunque, con rotelle o volanti tipo drone accompagnano tutto il racconto che cita rivoluzione francese (1789), rivoluzione russa (1917), rivoluzione giovanile (1968). Ci sono anche figure inquietanti, fra teste coronate e dittatori da Luigi XVI a Mussolini: tutti vengono sbarbati e ghigliottinati arricchendo con il loro sangue un mare dall’effetto pulp. RIVOLUZIONE. Una lotta che nel finale vedrà tristemente un risultato: quanto sforzo per diventare una massa schiava di tv e telefonino!
Questi elementi narrativi vengono inseriti man mano in una scenografia dark che sfrutta lo spazio in modo tridimensionale: scale/praticabili che si incrociano in altezza, videomapping a disegnare i particolari o commentare le situazioni. E ci sono pure i trucchi del mago Alexander: Rosina che, dopo aver bevuto, sputa acqua che scoppietta sul pavimento, la testa di don Bartolo che gira dentro una macchina magica, un coltello che attraversa il braccio del Conte di Almaviva. E ancora sulla scena, si esibiscono le controfigure dei personaggi che moltiplicano le gag sulla scena ed è presente un grande orso da salotto, immobile o animato a seconda della situazione.
Bellissima overdose di immagini e racconti, ma capirete quanto sia impegnativo seguire la storia di Rosina e del Conte di Almaviva, con i tre travestimenti, le furberie di Figaro e le cialtronerie di Don Basilio.
La musica mi ha accompagnata serenamente, anche durante i trambusti dei crescendo. Come è rassicurante Donato Renzetti, Direttore sempre vigile, gran condottiero delle insidie rossiniane eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. Renzetti è una garanzia. Attacca con un piglio da padre di famiglia che non sorprende ma sempre sostiene cantanti e musicisti. Mi è piaciuta l’attenzione alla dinamica che nei crescendo rossiniani ha bisogno di precisione nell’aggiunta delle voci e nel vortice delle numerose strette.
Teresa Iervolino, Rosina, ha una voce che spicca. L’ho ascoltata nella recita del 16 febbraio quando ha sostituito Chiara Amarù. Sicura e potente ha sovrastato le altre voci per timbro, intonazione, interpretazione. Una voce poco fa racconta la personalità in apparenza docile di Rosina e Rossini la tratteggia con alternanza di melodia mollemente dolce o ritmicamente impetuosa. Edgardo Rocha, Conte d’Almaviva, mi è sembrato avere il giusto nitore espressivo e Florian Sempey, Figaro, si è destreggiato sui “la ran la lera” di Largo al factotum. Ildebrando D’Arcangelo, Don Basilio, l’ho visto come il Dottor Stranamore, interpretato da Peter Sellers nel film di Kubrick con un braccio inabile usato in modo assai divertente: ogni volta che lo muoveva si sentiva un rumore di ingranaggio arrugginito, perfettamente a tempo con la partitura. Ciò è avvenuto anche durante La calunnia, dove si esprime alla grande il vortice musicale rossiniano, simbolo di crescendo e di uso parossistico del testo del libretto. Simone Del Savio ha interpretato Don Bartolo, il tutore di A un dottor della mia sorte. La recitazione dei cantanti e dei coristi del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani mi è sembrata più efficace grazie ai costumi pop-surrealisti di Gianluca Falaschi.
Quanto mi piace ascoltare i commenti del pubblico, simili a quelli dei tifosi di calcio la domenica nei bar sport: tutti allenatori questi ultimi, tutti registi/cantanti gli altri. Chi ha amato La Cenerentola di Emma Dante la settimana scorsa – e sottolineo quanto importate sia stato lo sforzo del Teatro dell’Opera di Roma per il progetto Rossini 200 anni – non apprezza Davide Livermore. E viceversa. Minimalismo doloroso e accusatorio vs il pop dei racconti al cubo. Io apprezzo l’espressione della coerenza. Rispetto ogni visione purché sia mix di idea registica e interpretazione musicale, con grande rispetto per la qualità. E immagino lo sforzo creativo e lo studio accurato di ogni artista restare “Freddo e immobile come una statua” al sentire una anziana signora che ha confidato alla sua amichetta coetanea: ” Sì, bravo questo Livermore. Sì, ho capito tutto tranne quell’orso in scena: chissà cosa voleva dire!”. Andare all’opera, che divertimento!
Ippolita Papale
@salottopapale
19/02/2016
Segnaliamo su Rai Replay è ancora possibile assistere da casa in qualunque momento della giornata alla replica della prima di questa versione dell’opera trasmessa in diretta da Rai 5 lo scorso 11 febbraio. Per vederla cliccare QUI.
Se vuoi dare un’occhiata alla playlist di Ippolita Papale sul Barbiere di Siviglia clicca QUI