Dal 10 febbraio, a Roma, la sesta edizione del Festival Internazionale della Danza. In scena Momix, Astra Roma Ballet, Aterballetto e Balletto del Sud.
Confermata la programmazione della sesta edizione del Festival Internazionale della Danza a cura dell’Accademia Filarmonica Romana e del Teatro Olimpico. Aprono i Momix con Opus Cactus in scena, dal 10 al 21 febbraio, al Teatro Italia a causa dello stato di inagibilità del Teatro Olimpico. A seguire Astra Roma Ballet di Diana Ferrara ad aprile con una nuova creazione, e Aterballetto e Balletto del Sud a maggio. A presentare gli spettacoli in conferenza stampa Moses Pendleton, Sabrina Massignani e Fredy Franzutti.
Nonostante l’apprensione per il permanere ad oggi dello stato di inagibilità del Teatro Olimpico di Roma in seguito al recente crollo dell’edificio soprastante, l’Accademia Filarmonica Romana conferma ufficialmente l’apertura della sesta edizione del Festival Internazionale della Danza in programma dal 10 febbraio al 28 maggio 2016. Sarà il Teatro Italia a sostituire la tradizionale sede della manifestazione e ad ospitarne l’inaugurazione affidata quest’anno ai Momix, popolare compagnia americana fondata e diretta dal coreografo Moses Pendleton. Resta invece confermata al Teatro Olimpico la restante programmazione del festival, sebbene la Filarmonica si riservi di annunciare per tempo eventuali e “forzati” spostamenti in caso di prolungata inagibilità.
Presentato ieri in conferenza stampa, il cartellone accoglie quattro appuntamenti di sicuro interesse per il pubblico della capitale grazie ad un’ampia varietà di stili, temi e protagonisti. Colme di fiducia le parole del Presidente dell’Accademia Filarmonica Romana Paolo Baratta che ha ringraziato gli ospiti dell’imminente edizione e soprattutto Moses Pendleton per “aver accettato la forza delle cose e i limiti che quest’anno ci impone”. Si è soffermata sulle difficili circostanze anche Lucia Bocca Montefoschi, Amministratore Delegato e Direttore Artistico del Teatro Olimpico: “Siamo in una situazione complicata, il teatro è provvisoriamente non agibile perché ci sono ancora delle macerie sospese proprio sull’ingresso; stiamo lottando molto affinché i tempi di questo ‘esilio’ siano brevi. Abbiamo tuttavia ricevuto grandi manifestazioni di solidarietà e di aiuto e siamo riusciti a non interrompere la programmazione. Con il festival vogliamo tornare ad essere vivaci e felici grazie ad una manifestazione di danza per la quale lavoriamo tanto e in cui crediamo molto”.
Apre dunque il festival al Teatro Italia, il 10 febbraio 2016 (in replica fino al 21 febbraio), il grande ritorno di Opus Cactus, creazione di Moses Pendleton del 2001 ispirata ai paesaggi desertici dell’Arizona, oggi rivisitata dalla nuova generazione dei danzatori MOMIX e adattata alle rinnovate atmosfere del mondo contemporaneo. È lo stesso coreografo, presente in conferenza stampa, a rivelare alcuni aspetti della creazione: “Quando ho saputo dell’incidente all’Olimpico ho inizialmente pensato che non sarebbe stato possibile per noi andare in scena in un teatro diverso. Ho poi consultato tecnici e colleghi di produzione e ho concluso che, in fondo, secondo la nostra filosofia, la vita è una serie di incidenti e quello che bisogna fare è semmai cercare di volgerli a nostro favore; lo spirito dei MOMIX è esattamente quello dell’adattamento: se non possiamo portare il deserto al Teatro Olimpico, lo porteremo al Teatro Italia con i dovuti cambiamenti, ma con lo stesso entusiasmo. Opus Cactus mi fu commissionato dal Ballet Arizona e mi fu chiesto di crearlo a Phoenix; io vengo da una fattoria del New England dove flora e fauna sono molto diverse da quelle del deserto del sud ovest. Una volta arrivato in Arizona, la cosa che mi ha ispirato è stato, nel passaggio dal giorno alla notte, la forma dei cactus giganti, che sembravano quasi diventare vivi, umani. Ciò che mi interessava era lavorare con la luce per vedere come si trasformavano le figure nella penombra; in questo modo, quando in scena ci sono un uomo e una donna, togliendo la luce riusciamo ad immaginare e a vedere la forma dei cactus. Per molto tempo abbiamo osservato la natura, la vita e le impressioni del deserto e poi, in studio, le abbiamo tradotte in danza. Il deserto della nostra ispirazione è in seguito diventato anche quello australiano e quello del Sahara e questo si è riversato sulla musica che ha coinvolto sonorità di altri luoghi del mondo oltre alle belle composizioni di Brian Eno. Noi Momix siamo interessati all’umano e al non umano, cerchiamo di esprimere quanto si trova al di là del corpo e trasportiamo il pubblico in un altro mondo. Consideriamo l’immaginazione una parte importante della realtà e per questo diamo tanto spazio alla fantasia; in un mondo pieno di orrore, siamo come un antidoto alla depressione, portiamo luce, umorismo, bellezza e fuga”.
Il festival continua il 29 aprile 2016, giornata internazionale della danza, con Astra Roma Ballet, compagnia al trentunesimo anno di attività, diretta dall’étoile Diana Ferrara. In scena la nuova creazione della coreografa Sabrina Massignani, George Sand. “Uomo” e libertà, ispirata alla vita e alla produzione letteraria della scrittrice francese Amantine Aurore Lucile Dupin, in arte George Sand. Interpreti principali, i primi ballerini (colleghi e sposi) del Teatro alla Scala di Milano Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta. Entusiasta Sabrina Massignani che così introduce il lavoro: “Ho accolto con grande interesse la proposta di Diana Ferrara di lavorare su questo grande personaggio femminile perché trovo che sia forte l’immagine di una donna che ha lavorato e prodotto tanto in un’epoca in cui alle donne veniva permesso di fare davvero poco. George si traveste di un nome e di abiti maschili per affermare la propria libertà e per lottare contro la regola che non concedeva alla donna di fare quanto invece era permesso all’uomo. Quello che tento di fare nella mia coreografia è proprio di portare in danza la sua forza di donna, scrittrice, madre, amante, la forza che appartiene a tutte le grandi donne che ci hanno preceduto nella storia e per le quali oggi abbiamo il nostro ruolo in società. In scena ci saranno le sue emozioni, i suoi amori (soprattutto quello con Fryderyk Chopin) e il ‘suono’ della sua scrittura attraverso il rumore della carta che rievoca le sue novanta opere letterarie. A questo si aggiunge la mia felicità e soddisfazione nel poter lavorare con due interpreti d’eccezione come Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta, grandi professionisti con i quali sta nascendo una perfetta intesa creativa”.
Il terzo appuntamento è con Aterballetto, ospite abituale del festival, in scena il 24 e il 25 maggio 2016 con uno spettacolo composto da tre coreografie: SENTieri, studio del giovane Philippe Kratz sui percorsi emotivi della memoria; 14’20’’, titolo e durata del lavoro di Jirí Kylián sugli aspetti del tempo, dalla nascita alla morte, dall’amore all’invecchiamento; Antitesi di Andonis Foniadakis, riflessione sui contrari (locale e globale, lento e veloce, maschile e femminile) oltrepassando, attraverso la musica, i confini tra classicità e contemporaneità (musiche di G. B. Pergolesi, F. Romitelli, D. Scarlatti, G. Scelsi, G. Tartini).
Chiude il festival, il 27 e il 28 maggio, il Balletto del Sud nella coreografia di Fredy Franzutti Le quattro stagioni, atto unico di teatro, musica e danza, ispirato non solo alle trasformazioni climatiche dell’anno, ma anche alle diverse fasi di vita e sentimento dell’uomo. Tra le rime del poeta inglese Wystan Hugh Auden e le note di Antonio Vivaldi, echi di modernità sui ritmi e le melodie di John Cage. “Lo spettacolo non è ciò che sembra nel titolo – precisa Franzutti – Le quattro stagioni ci riportano a Vivaldi e al racconto dell’evoluzione della natura, ma questa per me è stata solo l’ispirazione di partenza. La produzione è nata a Lecce tre anni fa in collaborazione con il Maestro Marcello Panni, allora direttore artistico della nostra stagione sinfonica; nella pretesa di portare in scena Le quattro stagioni, abbiamo riflettuto su cosa potessimo aggiungervi per non fermarci a Vivaldi o alla trasformazione della natura. Ho fatto delle ricerche, affidandomi anche alla mia passione per la letteratura e la poesia inglese e americana, e ne è nata l’idea di legare le stagioni all’evoluzione e ai mutamenti dei sentimenti umani. L’ispirazione maggiore mi deriva da Wystan Auden, poeta inglese americanizzato nel ’38, che racconta come la vita dell’uomo possa dividersi in quattro stagioni: ogni volta che ci innamoriamo, ogni volta che la passione entra nella nostra vita, quando abbiamo un fremito verso qualcosa o qualcuno, viviamo la nostra personale primavera; l’abbandono all’apatia, il disinteresse verso le sciagure altrui è la nostra estate; il rifugiarsi in se stessi, nella propria casa, tra paure e ansia di persecuzione (Auden, che aveva anticipato gli orrori del nazismo, racconta le persecuzioni e sposa Erika Mann, figlia dello scrittore Thomas Mann, per garantirne l’espatrio) è il nostro autunno; l’inverno è il rapporto con la morte altrui. Lo spettacolo si conclude proprio con la ‘terribile’ poesia di Auden Funeral Blues, probabilmente la più nota composizione poetica dedicata alla persona amata che muore. Per raccontare le stagioni dell’uomo, abbiamo scelto di frammentare le musiche di Vivaldi con quelle del compositore metropolitano americano John Cage (autore di The Seasons). C’è in questo spettacolo totale integrazione delle arti (vi partecipa l’attore Andrea Sirianni e le scenografie sono di Isabelle Ducrot), uno spettacolo composito e, spero, di successo, interpretato dai danzatori del Balletto del Sud, compagnia sostenuta dal MiBACT con un organico sempre più internazionale”.
Lula Abicca
09/02/2016
Info: Botteghino Teatro Italia, via Bari 18, tel. 333.1840637 – 333.1840633. www.filarmonicaromana.org – teatroolimpico.it
Foto: 1.-3. Momix, Opus Cactus di Moses Pendleton; 4.-6. Astra Roma Ballet, Sabrina Brazzo in George Sand di Sabrina Massignani; 7.-8. Aterballetto, Antitesi di Andonis Foniadakis, ph. Nadir Bonazzi; 9. Aterballetto, Sentieri di Philippe Kratz, ph. Alfredo Anceschi; 10. Balletto del Sud, Le quattro stagioni di Fredy Franzutti, ph. Francesco Sciolti; 11.-12. Balletto del Sud, Le quattro stagioni di Fredy Franzutti, ph. Carla Falconetti.