Alla Scala Il trionfo del Tempo e del Disinganno di Georg Friedrich Händel: la resa di Bellezza e Piacere.
La regia di Jürgen Flimm anima le quattro figure allegoriche e ambienta l’oratorio Händel in un caffè alto borghese. La direzione di Diego Fasolis è parte del progetto scaligero di curare una compagine di strumentisti specializzati nella musica barocca. La moda musicale italiana del Settecento nella costruzione di quattro personaggi allegorici. Al Teatro alla Scala fino al 13 febbraio 2016.
Al Teatro alla Scala, fino a domenica 13 febbraio 2016 è in scena l’oratorio Il trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel. Conosciamo l’oratorio come un genere che tratta argomenti religiosi in forma drammatica, con dialoghi e interazioni tra i personaggi ma senza rappresentazione scenica. Qui si vede, invece, una regia ambientata in un caffè alto borghese – la brasserie La Coupole – in una serata dopo teatro. Questa messa in scena è di Jürgen Flimm con le scene di Erich Wonder e i costumi di Florence von Gerkan; nasce nel 2003 per l’opera di Zurigo e viene ripresa alla Scala da Gudrun Hartmann. Le quattro figure allegoriche sono il Piacere (Lucia Cirillo), Bellezza (Martina Janková), il Tempo (Leonardo Cortellazzi) e il Disinganno (Sara Mingardo). L’idea di mettere in scena un oratorio mi piace moltissimo: si tratta di dare consistenza e realismo a personaggi che sono astratti.
In sintesi, la storia. Quattro personaggi interagiscono come due coppie contrapposte. Bellezza (soprano) si fa lusingare dall’allettante Piacere (soprano), mentre Tempo (tenore) e Disinganno (contralto) la riportano alla realtà della vita caduca. Dopo un tira e molla degno di un tribunale, Bellezza opterà per l’abbandono di vizi e piaceri e si convertirà. L’oratorio è un susseguirsi di contese nella visione del mondo: da un lato la vita nel suo inseguire l’effimero, dall’altro gli inganni della superficialità e la caducità. Un contrasto tra falsità dei piaceri terreni e certezza della vita eterna: temi di penitenza e conversione. Il fine è moralistico: Tempo/Disinganno vincono Bellezza/Piacere.
La musica di Händel è raffinatissima e può sembrare meno diretta, meno di pancia rispetto ai moti del melodramma. Se siete abituati a guardare le vetrine di Dolce e Gabbana, aspettatevi di più Armani, quindi linee pure e rigorose. E la bella novità scaligera consiste nel presentare un proprio organico, formato da musicisti che hanno approfondito la pratica esecutiva settecentesca con strumenti originali. Questa iniziativa non è casuale, poiché il Teatro alla Scala affiderà ogni anno questa compagine a uno specialista per produzioni specifiche e per affinare le esperienze di un team di esperti della musica barocca. La presenza del direttore Diego Fasolis dà la misura di una esecuzione storicamente informata (lo so, un termine politically correct che si usa al posto di filologico, grande cruccio di certi musicisti: come dire operatore ecologico invece di spazzino, volendo molto semplificare).
Händel scrisse Il trionfo del Tempo e del Disinganno nel 1707, durante il suo soggiorno a Roma. Sì, il giovane era cosmopolita, viaggiava, un po’ come oggi i fortunati studenti che passano da un Erasmus a uno stage all’estero. Aveva 22 anni e si trovava nel giro di formazione in Italia, dove soggiornerà a Roma, Firenze, Napoli, Venezia. Tempi in cui il Made in Italy musicale era ricercatissimo: cantanti come rockstar, compositori venerati e imitati, la lingua italiana come elemento espressivo irrinunciabile. Quest’opera giovanile è di notevole espressività ed importante nella produzione di Händel, visto che la riprese altre due volte, 1737 e 1757, con titoli simili. Bellissima l’aria Lascia la spina, presente con testo diverso nell’opera Rinaldo con la celeberrima Lascia ch’io pianga. Arie e duetti scolpiscono la leggerezza della realtà terrena contro le leggi della vita, quindi il moralismo e il perbenismo vanno contro la vita viziosa. Händel tratta questo materiale ispirandosi alla moda italiana dell’opera seria e al concerto grosso, come testimonia la sonata d’apertura in tre movimenti e l’alternanza di recitativo e arie col da capo virtuosistiche. Divisa in due parti, anziché 3 atti, con un intervallo che lascia pensare allo spazio per proporre un sermone. Non dobbiamo dimenticare che all’epoca a teatro si faceva di tutto (mangiare, giocare, chiacchierare e quello che può venirvi in mente), ma con un soggetto serio si prediligeva inserire tra una parte e l’altra qualcosa di più consono come un sermone o un piccolo rinfresco. In quel periodo, tra l’altro, l’opera era stata bandita a Roma per eccessiva lascivia: meglio l’oratorio, un genere vicino ma più composto nei contenuti. Per questo Händel compose Il trionfo del Tempo e del Disinganno, scrivendo con Benedetto Pamphili un argomento moraleggiante, nell’ambito dei concerti quaresimali organizzati dal Cardinale Ottoboni. Aspirazione spirituale o salvifica ipocrisia?
Ippolita Papale
@salottopapale
07/02/2016
Il trionfo del Tempo e del Disinganno
Oratorio in due parti (1707) di Georg Friedrich Händel, Libretto di Benedetto Pamphilj. Produzione Opernhaus di Zurigo e Staatsoper di Berlino
- Direttore Diego Fasolis
- Regia Jürgen Flimm e Gudrun Hartmann
- Scene Erich Wonder
- Costumi Florence Von Gerkan
- Coreografia Catharina Lühr
- Lighting Designer Martin Gebhardt
- Luci Riprese da Hans-Rudolf Kunz
Personaggi e Interpreti
- Bellezza Martina Janková
- Piacere Lucia Cirillo
- Disinganno Sara Mingardo
- Tempo Leonardo Cortellazzi
- Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici, in collaborazione con I Barocchisti della RSI – Radiotelevisione Svizzera
Recite: giovedì 28 gennaio 2016 ore 20; sabato 30 gennaio 2016 ore 20; mercoledì 3 febbraio 2016 ore 20; venerdì 5 febbraio 2016 ore 20; domenica 7 febbraio 2016 ore 15; mercoledì 10 febbraio 2016 ore 20; venerdì 12 febbraio 2016 ore 20; sabato 13 febbraio 2016 ore 20 ScalAperta
Se vuoi vedere alcuni video dell’oratorio clicca QUI e scopri la playlist creata da Ippolita Papale.