La recensione

La Shen Wei Dance Arts al Teatro Ariosto di Reggio Emilia

È stato un ritorno molto applaudito quello del coreografo cinese Shen Wei a Reggio Emilia con la sua compagnia in occasione della riapertura del Teatro Ariosto. Due le coreografie presentate per l’occasione, il cui comune denominatore può essere individuato nella commistione tra pittura e danza: Excerpts from Connect Transfer & Collective Measures in prima europea e Untitled No. 12 – 2, in prima assoluta frutto di un progetto specifico di residenza.

È stato un ritorno molto applaudito quello del coreografo cinese Shen Wei a Reggio Emilia con la sua compagnia in occasione della riapertura del Teatro Ariosto, a seguito di un’operazione di restauro durata all’incirca un anno. Il programma ha presentato alcuni estratti da Connect Transfer (2004) e Collective Measures (2013), qui in prima europea, e Untitled No. 12 – 2, in prima assoluta frutto di un progetto di residenza.

Della commistione dei due lavori precedenti (Excerpts from Connect Transfer & Collective Measures), colpisce subito la consapevolezza della tecnica di Shen Wei. Nell’entrare a teatro, tutti gli artisti della compagnia appaiono intenti in un esercizio preparatorio divisi in coppie e trii: sembrano sondare loro stessi e lo spazio circostante. Al calare delle luci, lo sguardo dei danzatori si focalizza in un’unica direzione, un centro che è il fulcro da cui si dirama tutta l’azione danzata. Dopo qualche duetto e terzetto incominciano a comparire i danzatori in un ordine che sembra totalmente casuale: sono vestiti con semplice tutine grigie, hanno le mani imbrattate di vernice e per terra c’è un’enorme tela. Incomincia così a prendere vita un grande ‘quadro fatto di movimenti’, quelli che i danzatori imprimono sulla tela: si rotolano a terra, strisciano, proni e supini, si sporcano e a loro volta sporcano. Semplicemente lasciano una traccia tangibile del loro essere danzante. Ecco allora un grande assolo femminile a rendere più macroscopico il momento: ancora una tela, ancora tanti colori, ancora un quadro che prende vita grazie al movimento del corpo. Questo assolo, intervallato da proiezioni video, è forse il momento più emblematico della sintesi fra i due lavori: Connect Transfer una coreografia che prende vita dalla pittura mentre Collective Measures ci parla dell’uomo contemporaneo.

Probabilmente più esemplificativa della tecnica di Shen Wei è stato Untitled No. 12 – 2 su musica di Chou Wen-Chung. Quella tecnica basata sul respiro che Shen Wei ha tante volte esemplificato nei suoi incontri col pubblico. Il respiro si insinua nel corpo, raggiunge un suo culmine e poi si ricicla imprimendo un altro movimento. Non c’è un punto di partenza o una fine ma è la ciclicità che tiene le redini di questi corpi. Infatti i danzatori iniziano a muoversi dalla destra del palcoscenico insieme per poi prendere strade diverse: chi alza un braccio, chi muove il bacino, chi si cala a terra lentamente per poi rialzarsi, chi imprime movimenti più improvvisi e repentini. Insomma, la forza del respiro non ha un ordine né un inizio prestabilito ma fa muovere semplicemente. Anche qui ritroviamo la pittura, arte così cara a Shen Wei. La pittura ha però questa volta un ruolo da spettatrice quasi sorniona: i quadri della serie Black, White and Grey dipinti da Shen Wei vengono proiettati su un fondale, come se volessero scandire a distanza il movimento.

Anche la ribalta per gli artisti della Shen Wei Dance Arts è un sorta di momento sacro: una piccola cerimonia al termine della macro cerimonia che è invece lo spettacolo vero e proprio. Un passo in avanti, un inchino, un sorriso appena accennato.

Matteo Iemmi

21/01/2016

Foto: Shen Wei Dance Arts, ph. Stephen Xue

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