A Venezia debutta Prometeo: il dono di Simona Bertozzi.
16 . 12 . 2015
20.30
Venezia - Teatro Fondamenta Nuove, Sestiere Cannaregio 5013
Mercoledì 16 dicembre 2015 al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia prosegue Evoluzioni, la nuova Stagione di Danza promossa dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. Anticipato da un estratto del primo movimento (Prometeo: contemplazione), viene presentato in prima assoluta Prometeo: il dono, secondo quadro coreografico del progetto Prometeo ideato da Simona Bertozzi, coreografa e danzatrice dotata di forte rigore autorale e di rara sensibilità interpretativa.
Il mito di Prometeo incarna lo spirito d’iniziativa e la tendenza a sfidare le forze divine insiti nella natura umana. In questo lavoro la riflessione sul dono della saggezza, fatto da Prometeo agli uomini, si attualizza in un linguaggio che, nella sostanza del gesto, diventa luogo della visione e delle mutevoli corrispondenze fra differenti immagini sovrapposte. Una pratica coreografica ai limiti della vertigine, che accomuna i tre corpi in scena (Aristide Rontini, Stefania Tansini, Simona Bertozzi), che emerge dagli interstizi di un’azione, per isolare ogni singolo frammento fisico, e amplificare anche un minimo scorcio anatomico.
Scrive Simona Bertozzi a proposito di Prometeo: il dono:
“La consegna di Prometeo è introdurre l’umanità alla capacità di creare, di forgiare, di coltivare e costruire. Di inoltrarsi nell’articolazione di una pratica in cui l’agire si fa complesso per tensione alla cura, alla vitalità creativa. In questo secondo quadro coreografico del progetto Prometeo, la riflessione sulla natura del dono si attualizza nella capacità di addentrarsi in una traiettoria d’indagine, di esercitare un linguaggio che, nella sostanza del gesto e del movimento, possa farsi luogo della visione e delle mutevoli corrispondenze fra le immagini.
Un territorio di frequenze e periodicità, di rette e fasce curve, in cui i corpi si dispiegano in scritture energiche e articolate, depositano affinità segrete e coincidenze, producendo una trama di solitudini e combinazioni dialogiche che si alimentano per reazioni, per ebbrezza della complessità, turbando l’atto consapevole della creazione. Si preferisce ricadere nel vortice…
È una pratica vertiginosa, quella che accomuna le tre presenze e che sporge negli interstizi dell’azione, nella sua consistenza molecolare, per afferrare la prospettiva di un frammento, di una sezione dinamica, di uno scorcio anatomico. Masse sospese, volumi che si assottigliano, che diventano porzione di dialogo e groviglio delle velocità. Ci si appassiona al dettaglio per proiettarsi nella postura contrastata da un continuo decentramento, da una impossibilità ad arrestarsi.
Laddove la pratica e l’ostinazione fan sì che il movimento appaia levigato e riconoscibile, è il compenetrarsi tra la sua grammatica e la mobilità degli immaginari in gioco a lasciare aperto il flusso delle impressioni e delle possibili trasfigurazioni. Quelle occasioni di fragilità che annebbiano lo sforzo sospendono la punteggiatura del fraseggio e permettono di ri-negoziare la propria modalità di manipolare l’aria e di agire nell’incontro con l’altro”.
Foto: Prometeo: Il Dono, Compagnia Simona Bertozzi-Nexus , ph. Luca Del Pia.