Giorgio Rossi e Simone Sandroni, partigiani dell’immaginazione.
Al Teatro Vascello applausi convinti per Lasciati amare, un passo a due pieno di poesia tra Giorgio Rossi e una rosa bianca, e per Da dove nascono le stelle, frutto della collaborazione creativa tra Giorgio Rossi e Simone Sandroni, Sosta Palmizi e Déjà Donné. Interpretato da Elisa Canessa e Fabritia D’Intino, sognatrice l’una, impetuosa e sarcastica l’altra, il duetto intreccia leggerezza e intensità, dialoghi semiseri e monologhi di identità disorientate.
L’attenta programmazione di danza del Teatro Vascello a cura della direttrice artistica Manuela Kustermann continua, nella ventisettesima stagione, ad impreziosire le esperienze teatrali del pubblico romano che qui ritrova i protagonisti della creazione contemporanea e scopre i nuovi autori del racconto coreografico moderno.
A pochi giorni dai festeggiamenti per il trentennale dello storico collettivo Sosta Palmizi (in programma per il prossimo 18 dicembre 2015 al Teatro Mecenate di Arezzo), il Vascello ha recentemente dedicato tre date all’Associazione diretta da Giorgio Rossi e Raffaella Giordano.
La formazione nasce negli anni Ottanta grazie ad un gruppo di danzatori diventati in seguito i pilastri della storia coreografica italiana e accomunati all’epoca dall’intensa esperienza di lavoro con Carolyn Carlson al Teatro La Fenice di Venezia. Tra loro, Michele Abbondanza, Roberto Castello, Francesca Bertolli, Roberto Cocconi e gli attuali direttori artistici Rossi e Giordano che nel 1990 rifondano l’Associazione stabilendo la nuova sede a Cortona in Toscana.
È lo stesso Giorgio Rossi il protagonista, come autore e interprete, del primo pezzo in scena al Teatro Vascello: un assolo (o, si direbbe, un passo a due tra un uomo e una rosa) dal titolo Lasciati amare. In un paradosso temporale inatteso, pochi minuti condensano un quadro d’amore infinito, e tutta la bellezza del mondo pare concentrarsi nell’immobile rosa bianca a cui Rossi recita e danza un canto di totale dedizione e gratitudine. Puntuale l’incastro tra i gesti spumosi di Rossi e le note in sottofondo, la cui delicatezza lascia risaltare la corporeità della poesia di Cesare Pavese Hai un sangue, un respiro. Mentre affonda tra parole d’amore, si fa ipnotico il moto di Rossi e sfugge alla presa del tempo, rievocando a tratti le movenze del balletto e poetizzando un vocabolario che pure gli appartiene (port de bras, pas de bourée suivi). C’è tutta l’alterità del mondo dietro il volto nascosto della rosa bianca e Rossi infine vi si affida, tra incertezze e fremiti, assecondando il proprio desiderio di riconoscimento e identità.
Uno stesso efficace intreccio di leggerezza e intensità domina la seconda performance della serata Da dove nascono le stelle, frutto della collaborazione creativa tra lo stesso Giorgio Rossi e Simone Sandroni, a sua volta tra i fondatori della compagnia Ultima Vez e dal 1997 alla guida con Lenka Flory del gruppo Déjà Donné. Dopo la comune creazione di Piume per la Biennale di Lione del ’98, Rossi e Sandroni si ritrovano nel 2013 e nasce questo lavoro in cui portano in scena, nella versione originale, il proprio vissuto di artisti, autori e interpreti attraverso quadri di vita reale e immaginata. Tra le righe di dialoghi semiseri e monologhi di identità disorientate, le personalità talvolta ciniche e talvolta sognanti dei due interpreti si espongono con spiazzante onestà, urlando a gran voce ossessioni, paure e desideri.
Il pezzo trova al Vascello una nuova, riuscita dimensione grazie alle due brave protagoniste Elisa Canessa e Fabritia D’Intino. Fragile e sognatrice l’una, impetuosa e sarcastica l’altra, opposte nelle intenzioni e nei risultati, le due donne si riscopriranno complici e compagne d’avventura intrecciando le proprie storie di caduta e rinascita.
Ci sembrerà infine di comprendere davvero da dove nascano le stelle, così lontane da sembrare irreali, così luminose da apparire vicine. Nascono nelle ambizioni, crescono nei desideri e vivono nelle storie di ognuno. Sono le stelle dell’immaginazione: sono lontane, luminose, e danzano.
Ottima la colonna sonora che spazia dalla musica classica a brani pop moderni scandendo con sapienza, in accordo con le coreografie, le svolte di vita delle protagoniste tra fallimenti e trionfi, scontri e riavvicinamenti. Efficaci, divertenti e ben recitati i testi curati da Sandroni.
Molto buona l’accoglienza del pubblico del Teatro Vascello che ha applaudito con convinzione uno spettacolo ben costruito e i tre ottimi interpreti.
Lula Abicca
11/12/2015
Foto: 1. Giorgio Rossi e Simone Sandroni; 2.-3. Elisa Canessa e Fabritia D’Intino in Da Dove Nascono le Stelle, di Giorgio Rossi e Simone Sandroni