L’Arena di Verona segue MaggioDanza: prevista l’esternalizzazione del Corpo di ballo.
Situazione esplosiva all’Arena di Verona. Nella bozza di piano industriale 2015-2017 c’è la riduzione della produzione, il contenimento dei costi degli aggiunti e del personale artistico, la cancellazione degli integrativi dei lavoratori, la chiusura dei laboratori di scenografia e l’esternalizzazione del corpo di ballo con l’uscita dei 9 ballerini ancora stabili. Per il Corpo di ballo la Fondazione Arena segue il pessimo esempio del Maggio fiorentino. I lavoratori protestano con concerti e spettacoli nelle strade di Verona.
Da venerdì 13 novembre 2015 i lavoratori dell’Arena di Verona sono in Assemblea permanente. La protesta nasce dalla presentazione di una bozza del piano industriale 2015-2017 che prevede una riduzione della produzione, un contenimento dei costi degli aggiunti e del personale artistico, la cancellazione degli integrativi dal 2016 con una decurtazione di circa del 30% sugli stipendi dei lavoratori, l’esternalizzazione del corpo di ballo e la chiusura dei laboratori di scenografia con assorbimento del personale aggiunto in Arena.
Il motivo addotto a giustifica di misure così drastiche è un buco di bilancio pari a circa 30 milioni di euro, un buco nero dovuto a debiti accumulati negli anni e a bilanci negativi collezionati nell’ultimo triennio. Solo per il 2014 si parla di una perdita di esercizio di circa 6 milioni di euro dovuti soprattutto a minori incassi da botteghino, minori finanziamenti statali (Fus), minori contributi da parte di enti pubblici e privati, ritardi nell’erogazione dei fondi degli enti territoriali e dunque necessità di ricorre in modo consistente al credito bancario.
L’Arena insomma è in piena crisi economica, e questo suona strano in quanto la Fondazione lirico sinfonica di Verona non è nell’elenco delle Fondazioni in crisi e a rischio fallimento che hanno fatto ricorso al fondo di rotazione della Legge Bray del 2013 e attiva dal 2014. Se la Fondazione fosse in quell’elenco avrebbe potuto beneficiare del fondo rotativo e avrebbe potuto ridiscutere l’integrativo senza i problemi giuridici che oggi impediscono qualsiasi contrattazione.
La ricetta per provare a mettere in ordine i conti non piace ai lavoratori dell’Arena. Si prevede un recupero del debito mediante un aumento di entrate da biglietteria e da contributi territoriali e un taglio dei costi soprattutto nel settore artistico. Già qui un dubbio sorge spontaneo: è realistico immaginare un aumento di entrate da botteghino a fronte di una diminuzione della qualità e della quantità del prodotto artistico?
Corretto certo tagliare le spese, soprattutto quelle relative ai costi degli immobili, uno fra tutti l’affitto del Palazzo Forti, sede di Amo – Arena Museo Opera, il museo dedicato alla storia della lirica inaugurato nel 2012, e endemicamente in deficit. Ma perché non immaginare la chiusura del Museo piuttosto che la chiusura del ballo? Il costo del Museo ad oggi è maggiore rispetto al ballo e fino a prova contraria le Fondazioni liriche nascono per produrre opere liriche e balletti, non certo per dar vita a Musei che sono certo importanti ma non il core business di una Fondazione lirica.
E invece la bozza di piano industriale non tocca il Museo, ne tocca gli stipendi della classe dirigenziale. Il sovrintendente rinuncerà ai 60.000 euro di stipendio variabile ma non alla sua retribuzione annua pari a 200mila euro. A nulla sembrano invece rinunciare il Direttore Artistico che costa 98.000 euro l’anno e il direttore Amministrativo che costa 77.000 euro l’anno. Ne si parla di tagliare i compensi ai tre collaboratori del sovrintendente che costano ognuno tra i 67.000 e i 60.000 euro l’anno come indicano i dati sulla trasparenza pubblicati sul sito dell’Arena.
Forti tagli invece vengono previsti nel settore artistico. Per l’orchestra e il coro si parla di tagli agli integrativi e di una diminuzione del periodo di impiego degli aggiunti per effetto di una riduzione della durata del Festival Areniano che verrà concentrato in soli due mesi. Per gli artisti ospiti una drastica riduzione dei cachet. Per il ballo la misura sembra copiare il pessimo esempio lanciato dal Maggio Musicale fiorentino: non solo la cancellazione degli aggiunti ma l’esternalizzazione del corpo di ballo con l’uscita dei 9 ballerini ancora stabili. In parole povere si parla della chiusura del Corpo di ballo, se non domani certamente dopo il Festival estivo del 2016.
Questa misura proprio non la si comprende. I ballerini servono per le opere liriche nel Festival Areniano: un’Aida senza l’intervento della danza non sarebbe un’Aida. Che senso ha dunque cancellare il ballo “stabile” per poi ricorrere a ballerini aggiunti per il Festival estivo? Si pensa di ricorrere a una compagnia privata? Ma non avrebbe anche questa un costo?
E’ da evidenziare che gli stabili attualmente sono solo 9. Durante l’inverno, per la stagione del Teatro Filarmonico il Corpo di ballo oscilla intorno ai 20 elementi, tra stabili e aggiunti, per arrivare ai 50 elementi durante l’estate. E’ da evidenziare che le recite di danza al Filarmonico hanno un pubblico che porta nelle casse della Fondazione circa un milione di euro a fronte di un costo di produzione pari a neppure la metà. Perché dunque tagliare il ballo che nonostante le ridicole risorse messe a disposizione per la produzione sostanzialmente si autosostiene? Perché addirittura ipotizzare un fondo rischi per le cause quando invece tale fondo potrebbe essere messo a disposizione di un rilancio del ballo in grado di portare economie alla Fondazione? Le Fondazioni dell’Opera di Roma e del San Carlo di Napoli sono positivi esempi di una rinascita del balletto. Perché non seguire il loro esempio?
Che la danza è in grado di incidere positivamente sulle casse delle Fondazioni liriche la dirigenza dell’Arena di Verona dovrebbe poterlo comprendere guardando i numeri dei ricavi da biglietteria dell’ultimo Festival Areniano. Lo spettacolo che in assoluto ha avuto il maggior numero di presenze di spettatori è il Gala Roberto Bolle & Friends, ossia uno spettacolo di danza. Non dunque l’Aida o la serata Placido Domingo, ma il Gala portato in scena da Roberto Bolle, uno spettacolo che con il prezzo medio di biglietto più basso di tutto il Festival è quello che si guadagna anche il terzo posto per incasso medio a recita tra i dieci titoli presentati la scorsa estate. Cosa succederebbe se in Arena arrivasse anche un classico del repertorio ballettistico così come era nella tradizione dell’Arena ai tempi di Nureyev o di Vasiliev? A mio personale avviso un Romeo e Giulietta in versione MacMillan con un rinnovato corpo di ballo areniano e qualche interprete degno di nota avrebbe certamente un risultato da botteghino più interessante di quello dell’opera lirica Romeo et Juliette presentata la scorsa estate.
L’Arena di Verona è famosa nel mondo per gli spettacoli di lirica. In passato era celebre anche per i tanti spettacoli di danza: Carla Fracci, Paolo Bortoluzzi, Luciana Savignano, Maurice Béjart, Gheorghe Iancu, Vladimir Vassiliev e Rudolf Nureyev sono solo alcuni nomi di grandi étoile che hanno calcato quel palcoscenico. Questo passato importante di lirica e danza non sembra interessare la dirigenza dell’Arena tanto che il sito della fondazione non prevede uno spazio per la storia dell’Arena e per ricordare chi, in questi cento di storia, ha riempito di musica e danza il cielo di Verona.
Con la stessa nonchalance, in sole tre righe, e senza nessuna possibilità di appello, la dirigenza dell’Arena cancella la danza dal palcoscenico areniano. Non sarà forse che dietro a questa bozza di piano industriale si nasconde la volontà di chiudere una fondazione lirica per ritornare ad un festival gestito da privati come era all’origine nel 1913? La differenza è che allora i privati hanno fatto nascere un festival per celebrare il centenario della nascita di Giuseppe Verdi mentre oggi forse si lavora per consegnare ai privati il più grande palcoscenico estivo del mondo per eventi commerciali.
Dispiace registrare una sostanziale chiusura al dialogo da parte dei vertici della Fondazione per trovare una soluzione condivisa allo stato di crisi e alla prevista dismissione del Corpo di ballo dell’Arena di Verona. E questa chiusura si registra ormai fin dallo scorso agosto nonostante la rappresentanza sindacale Unitaria della Fondazione Arena di Verona, in una lettera indirizzata al sovrintendente e alla direzione artistica, abbia chiaramente scritto che l’Assemblea del Corpo di ballo si dichiarava disponibile, in sede sindacale, a riformare il complesso delle norme che lo regolano con la finalità di ottimizzarne la gestione e incentivarne l’impiego.
Per rendere pubblica la protesta alla bozza di piano industriale presentata dai vertici della Fondazione di Verona, i lavoratori dell’Arena non hanno annunciato scioperi, anzi. Coro e orchestra stanno offrendo in questi giorni al pubblico concerti gratuiti a Verona, principalmente su Via Roma, di fronte alla sede della Fondazione sita in Palazzo Fagiuoli che da giorni è stata occupata. I ballerini torneranno in sala prove martedì prossimo in vista della ripresa di Schiaccianoci à la carte un balletto firmato dall’attuale direttore di ballo Renato Zanella, e in scena al Teatro Ristori di Verona mercoledì 16 e venerdì 18 dicembre 2015 alle ore 20.30 e sabato 19 dicembre 2015 alle 15.30. Segnalo inoltre che il Corpo di ballo sarà anche in scena al Teatro Filarmonico il 13, 15 e 17 dicembre ne La Forza del destino, melodramma di Giuseppe Verdi. Invito tutti a esprimere solidarietà al Corpo di ballo e agli artisti dell’Arena andando a Teatro.
Invito anche tutti a firmare la petizione Salviamo il Corpo di Ballo dell’Arena di Verona disponibile cliccando QUI. Basta tagli alla danza. Basta corpi di ballo che chiudono. Basta tagli alla nostra tradizione e alla nostra cultura. Non si risanano le Fondazioni liriche cancellando la danza, penalizzando gli artisti e tagliando la produzione. Il pessimo esempio del Maggio Musicale fiorentino dovrebbe insegnarlo e non essere preso ad esempio.
Francesca Bernabini
21/11/2015