Aterballetto debutta con Lost Shadows di Eugenio Scigliano e con #hybrid Philippe Kratz. In programma anche coreografie di Cristina Rizzo e Michele Di Stefano.
20 . 11 . 2015
20.45
Reggio Emilia - Teatro Cavallerizza
Venerdì 20 novembre 2015, al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto propone cinque coreografie, di cui due in prima assoluta, realizzate da quattro coreografi: Lost Shadows di Eugenio Scigliano e #hybrid Philippe Kratz, Tempesta/The Spirits Cristina Rizzo, Upper-East-Side e E-Ink di Michele Di Stefano.
Con Lost Shadows prima assoluta, con musiche di Schubert, Eugenio Scigliano si confronta con ombre di un ricordo di cui si sono perse le tracce.
Sempre in prima assoluta #hybrid di Philippe Kratz: qui il lavoro in punta si integra con il popping della street dance con combinazioni e consonanze di accordi che si riflettono nelle mescolanze di suoni afro-americani della musica di Romare.
Tempesta/The Spirits, creato da Cristina Rizzo nel 2013 su misura di Aterballetto, è un lavoro per sei danzatori, tre coppie che formano un gruppo, una sorta di tribù che articola una danza di continue contaminazioni di corpi e movimenti. E’ nei meccanismi del dialogo e della relazione, infatti, che la coreografa trova la materia per un rigoroso esercizio per emanciparsi dalla soggettività ed esplorare un senso corale dei danzatori. Il nuovo mondo evocato dalla Miranda shakespeariana della Tempesta è la comunità che si forma in un luogo trovato insieme, nello starci dentro con un delicato gioco di gesti e negoziazioni per intrecciare relazioni insieme.
Alla creatività recente di Michele Di Stefano appartiene Upper-East-Side un lavoro del 2014, una geografia di danze che indaga sulla prossemica dei danzatori (nove), mentre si muovono nello spazio. Un gioco di scambi “per far vivere la danza come una condizione ambientale, esplorativa” e suscitare nuovi paesaggi coreografici.
e-ink affonda invece le sue radici negli esordi di mk, quando nel 1999 Michele Di Stefano propose questo duetto danzandolo assieme a Biagio Caravano al Teatro Franco Parenti di Milano. Un lavoro fortunato (più di 70 le repliche in Italia e all’estero, evento raro per i nostri esordienti), cesellato meticolosamente, prendendo spunto dalle modalità di trasmissione dei messaggi oracolari e divinatori che, pur essendo formalmente precisi, sono il prodotto di una destabilizzazione. Esatti e ambigui a un tempo, soggetti a un’interpretazione modulabile e malleabile – gli oracoli si avvicinano così alle potenzialità mutanti degli inchiostri elettronici – recando in sé il seme del fraintendimento.
La coreografia è stata ripresa e rimontata nell’ambito del progetto RIC.CI. (Reconstruction Italian Contemporary Choreography), progetto ideato e diretto da Marinella Guatterini, che si occupa di ricostruire il repertorio italiano degli anni Ottanta e Novanta. “Mentre ricostruivamo il lavoro per Aterballetto, a distanza di più di 15 anni, – racconta Di Stefano – è stato soprattutto il corpo a ritrovare l’esattezza di quella scrittura, a rimettere in connessione tutti i particolari scollegati tra di loro per farli ridiventare organici nella loro misteriosa iconografia. Quel che abbiamo chiesto ai due nuovi interpreti (Damiano Artale e Philippe Kratz) è stato soprattutto una fiducia incondizionata nei confronti di questo sistema irriconoscibile” in modo da riprodurre un ritmo autonomo, non necessariamente identico all’originale, ma dotato di una sua forte arbitrarietà”.
Foto: 1. e-ink di Michele Di Stefano, ph. foto di Nadir Bonazzi; 2. e-ink di Michele Di Stefano, ph. di Alberto Calcinai; 3. Tempesta/The Spirits di Cristina Rizzo ph. Alfredo Anceschi; 4.-6. Upper East Side di Michele Di Stefano, ph. Alfredo Anceschi.