Civitanova Danza

Civitanova Danza in famiglia! Con un microlaboratorio e con Sherlock Holmes di Collettivo Cinetico si apre l’edizione 2015 del Festival Civitanova Danza

12 . 07 . 2015

Dalle 19.00

Civitanova Marche (MC) - Biblioteca Zavatti & Giardini [ex Casa del Balilla] e Teatro Cecchetti

L’edizione 2015 del festival internazionale Civitanova Danza si apre domenica 12 luglio con Civitanova Danza in famiglia!, una vera e propria festa, un’occasione gustosa per grandi e piccini.

Dalle ore 19 i bambini sono i protagonisti di un microlaboratorio di danza curato da Mara Cassiani e a loro dedicato presso la Biblioteca Zavatti e i Giardini [ex Casa del Balilla] a cui segue un momento di relax con l’appetitosa Apericena baby con tanto di djset per concludersi alle ore 20.45 al Teatro Cecchetti con lo spettacolo Sherlock Holmes di Collettivo Cinetico su commissione del Teatro delle Briciole in cui la danza è un mistero tutto da scoprire grazie a un gioco geniale che diverte e appassiona.

Lo spettacolo, concept di Francesca Pennini che firma anche regia e drammaturgia in coppia con Angelo Pedroni e le coreografie con gli interpreti Simone Arganini, Daniele Bonaiuti, Roberto De Sarno, è stato appositamente costruito per un pubblico di giovanissimi.

Spiegano gli autori a proposito di Sherlock Holmes:

Scrive Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, che «il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare».

L’idea che guida le parole e le azioni di questo spettacolo è la volontà assoluta, liberissima, giocosa, di rovesciare quella verità e osservare con divertita ostinazione il mondo. Sherlock Holmes, il suo celebre metodo fondato sul binomio osservazione e deduzione, si reincarna sulla scena in un anomalo terzetto di investigatori contemporanei, animati da una inesauribile voglia di andare oltre il volto immediato e ingannevole della realtà, di analizzare i dettagli e ipotizzare possibili soluzioni. Nella sua sorprendente somiglianza con i meccanismi profondi della curiosità infantile, l’applicazione rigorosa e nello stesso tempo umoristica del metodo deduttivo è lo strumento di un viaggio di scoperta e investigazione di quel pezzo di mondo, di quel vero e proprio microcosmo che è il teatro. Un viaggio che diventa esplorazione della relazione ambigua tra realtà e finzione, verità e apparenza, artificio tecnico e autenticità di emozione. Quella che si viene compiendo sulla scena, “teatro del crimine” in una inedita accezione, è dunque una vera e propria anatomia in presa diretta, uno sguardo telescopico che si irradia sull’intero spettro del visibile e del sensibile. L’analisi clinica e interattiva di un campione del pubblico (lo spettatore non è forse parte integrante dell’accadimento teatrale?), convive allora con lo smontaggio e il rimontaggio della creazione artistica, innescando una riflessione sull’arte performativa e la sua relazione con la vita. La pluralità delle ipotesi ricostruttive dei movimenti coreografici di uno spettacolo, a partire dagli indizi lasciati sulla “scena del delitto”, si traduce in un vertiginoso atlante concentrato della danza, dal minimal alla contact improvisation, dalla metal al musical, perché il linguaggio del corpo ha estensione infinita, come infinito e aperto è il catalogo delle ipotesi sul mondo, se si parte dalla sua osservazione analitica. Tecnica e immaginazione si sorreggono a vicenda. Il teatro è metafora della immaginazione umana e della vita stessa, universo espressivo totale e complesso, di cui non si tralascia nulla, neanche il versante spaziale-costruttivo, così ricco di aspetti carichi di potenzialità, quando si possieda un occhio ricco di acume investigativo.

Così, l’occhio di una telecamera, moderno erede della lente di Sherlock Holmes, nella sua assoluta libertà di indagine scruta, analizza, rielabora tutti i recessi dello spazio-mondo: persone e oggetti, spettatori e proiettori, costumi e note di regia, e non si preoccupa di superare le pareti del teatro per puntare sulla vita là fuori che continua a scorrere, o di farsi strada dietro le quinte. Perché “le cose ovvie di cui è pieno il mondo”, se osservate, guardate, scrutate, possono dirci qualcosa di nuovo, rivelare un volto segreto.

Nelle foto: Sherlock Holmes di Collettivo Cinetico.

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