Su Unici di Rai 2 un Roberto Bolle versione Biancaneve
Bello, bravo, buono, umile, generoso... la trasmissione di Rai 2 ci regala un'immagine dell'étoile dei due mondi che ricorda la Biancaneve di Walt Disney.
La puntata di Unici dedicata a Roberto Bolle, andata in onda su Rai 2 lo scorso 26 dicembre, è stata accolta dagli addetti ai lavori con commenti discordanti. C’è chi ha applaudito perché la danza è tornata in prima serata e perché è emerso con chiarezza che per diventare un’étoile è necessario studio, sacrifici, rigore e tanto, tanto lavoro (insomma l’antitesi della ricetta Amici). C’è chi invece ha etichettato la trasmissione come eccessivamente banale, sdolcinata, con poca danza e ripresa male. Criticata soprattutto la galleria dei personaggi del piccolo e grande schermo che hanno parlato di Bolle. E tra questi Fiorello che ha dichiarato di non aver mai visto il Roberto nazionale ballare dal vivo a teatro (poteva almeno evitare di dirlo!).
Personalmente trovo che ci sia del vero in entrambe le posizioni. Certamente Roberto Bolle in questa trasmissione sembra la Biancaneve di Walt Disney: è bello, bravo, buono, umile, generoso e gran lavoratore… ma cosa vogliamo farci se Roberto Bolle è veramente così? Dire che è bello è addirittura riduttivo, bravo è ovviamente vero (non si diventa étoile della Scala o dell’American Ballet per raccomandazione divina), buono certamente (non evita di prestare la sua immagine per campagne di solidarietà varie, anche se non moltissime e non so se selezionate proprio da lui), umile pure (come sanno essere umili e semplici i grandissimi danzatori e non le mezze cartucce), generoso certamente e non solo perché nei suoi Bolle and Friends è capace di invitare artisti bravi tanto quanto lui (cosa questa che – come ha detto giustamente la Carrà – è una qualità che hanno solo i più grandi). Che sia poi un gran lavoratore è certamente banale dirlo a chiunque abbia a che fare con la danza dato che non è certo una novità che i ballerini abbiano un appuntamento fisso e quotidiano con la sbarra se non vogliono farsi del male.
Comunque sia: Bolle è Bolle e, anche se chi cura la sua immagine punta ormai da tempo sull’effetto Biancaneve, sono particolarmente felice che esiste un ballerino classico italiano che – senza doversi piegare alle ospitate fisse in qualche show televisivo – sia riuscito a farsi riconoscere dal grande pubblico come una vera star. Prima di lui ci è riuscita solo Carla Fracci.
Non mi vergogno di affermare di essere una fun di Bolle (anche se non sono certo una delle “bolline” del suo fun club) e di non essermi voluta perdere la puntata di Unici a lui dedicata che secondo me ha il merito di aver dato risalto a un aspetto del fenomeno Bolle che mi piace particolarmente e di cui si parla poco o nulla, ossia del fatto che Roberto Bolle all’estero, in America come ad Hong Kong, è un’icona del made in Italy. Non quel made in Italy folcloristico e scontato tutto pizza e mandolino, ma un’italianità positiva, creativa, seria, professionale, elegante, raffinata e anche glamour. E a questo proposito mi domando perché gli autori della trasmissione, al posto di far parlare alcuni come la Clerici (pessima nella sua banalità), non abbiano invece intervistato un altro italiano che, di stanza a New York, non solo ha raggiunto ormai da anni le vette più alte della celebrità ma è anche l’autore di Passage, il cortometraggio realizzato per Vanity Fair e presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, che ha ulteriormente consacrato Bolle come icona del talento italiano nel mondo. Stiamo parlando di Fabrizio Ferri, uno dei fotografi più acclamati della scena mondiale. Nella trasmissione sono stati inseriti solo dei frammenti di questo cortometraggio e – forse per evitare pubblicità – non si è detto che è stato realizzato perché il settimanale diretto da Luca Dini ha scelto Roberto Bolle come ambasciatore del talento italiano in occasione dei festeggiamenti dei 10 anni di Vanity Fair Italy. Tra i tanti personaggi italiani, noti anche all’estero, Vanity Fair ha scelto Bolle e dunque la danza italiana, per rappresentare il talento italiano. A me questo riempie di orgoglio.
Dispiace tuttavia che tutta questa monografia abbia voluto confezionare in modo esclusivo un’immagine di Bolle Biancaneve. Se si guardano le immagini di danza presentate si vede solo un Bolle versione principe, bello, forte e elegante. Nessun accenno o quasi a interpretazioni che lo vedono deforme (come in Notre Dame de Paris di Roland Petit) o eroe tormentato. Per questa trasmissione l’unica digressione all’immagine di Bolle Biancaneve è un Bolle spiritoso come nel noto video realizzato sulle note della canzone di Giorgia nella sala prove del Teatro alla Scala che vi ripropongo di seguito.
Nonostante tutto credo che questo ritratto a più voci realizzato in più luoghi sia stato un bel regalo natalizio per la danza italiana. Non fosse altro perché oltre 1 milione e 300 mila spettatori hanno avuto la possibilità di assistere a una trasmissione che parlava solo e soltanto di danza teatrale, una danza che non poneva l’accento su scarpette da punta e tutù, una danza in versione maschile, pulita ed elegante che rifugge acrobatismi circensi, la danza del nostro Bolle Biancaneve che a me personalmente piace tanto. Sarà forse perché, da inguaribile romantica, mi piacciono tanto le favole?
Francesca Bernabini
29/12/2013
Segnaliamo che la trasmissione in versione integrale è oggi ancora disponibile su Rai Replay. Cliccate su questo link se volete vederla.