Lutto nella danza

Addio a Luigi, uno dei padri fondatori della danza jazz

Si è spento ieri nella sua casa di New York, Luigi, un maestro che ha ispirato intere generazioni di danzatori, coreografi e insegnanti in tutto il mondo. La sua tecnica di danza jazz, sofisticata e elegante, morbida e plastica, fluida e fortemente strutturata, nata da un percorso riabilitativo personale e basata su un lavoro interiore, ha formato dagli anni Cinquanta ad oggi migliaia di danzatori. "Never stop moving" e “Feeling from the inside” sono alcuni dei suoi principi tecnici e filosofici.

“Luigi ora insegna agli angeli a danzare”. Con queste parole, postate su facebook, Francis Roach ha condiviso con il mondo della danza la notizia della morte di Luigi, uno dei padri fondatori della tecnica jazz, un maestro che ha ispirato intere generazioni di danzatori, coreografi e insegnanti in tutto il mondo.

La vita di Luigi, che aveva da poco compiuto 90 anni, è stata un esempio di forza e determinazione.

Nato nel marzo 1925 Steubenville, nell’Ohio da una famiglia di origine italiana, Eugene Louis Facciuto inizia la sua carriera artistica come cantante e acrobata. Dopo aver partecipato come militare alla seconda guerra mondiale, si trasferisce a Los Angeles nel 1946 per studiare recitazione. Dopo pochi mesi dal suo arrivo in California, un grave incidente d’auto gli procura una frattura della base cranica. Luigi ha più volte raccontato che durante il coma una voce interiore gli ripeteva incessantemente “Never stop moving, kid!”. Al suo risveglio la parte destra del corpo e la parte sinistra del viso sono paralizzate. I medici gli danno poche possibilità di riprendere a camminare. Inizia la riabilitazione ma questa non sembra bastargli. Inizia dunque un percorso riabilitativo personale, che parte dal sentire l’origine del movimento e nel dare ascolto al proprio corpo. Elabora così una serie di esercizi che gli permettono, nell’arco di pochi mesi di stare in piedi, di muoversi e di tornare a frequentare corsi di danza. Obiettivo di Luigi era elaborare una tecnica originale in grado di permettergli di controllare il suo corpo e tornare a danzare in modo impeccabile, in modo da distogliere l’attenzione del pubblico dai danni dell’incidente ancora visibili sul suo volto.

A solo due anni dall’incidente un talent scout della Metro Goldwin Mayer lo nota e lo sceglie per un’audizione con Gene Kelly. L’incontro con quest’ultimo, che lo ribattezza amichevolmente Luigi, segna una svolta nella sua carriera. Partecipa come danzatore in moltissimi film musicali, fra cui Let’s Dance, Un americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia, e lavora al fianco di Robert Alton, Gene Kelly, Michael Kidd, Fred Astaire, Cyd Charisse, Judy Garland.

Durante le pause delle riprese, Luigi pratica il suo training fisico per affrontare le coreografie. Esortato dai suoi stessi colleghi, negli anni Cinquanta intraprende l’attività di insegnante promuovendo in uno studio di Hollywood la sua tecnica: il classical jazz. Negli anni Sessanta si trasferisce a New York, partecipa a alcuni musical di Broadway per poi dedicarsi completamente all’insegnamento. Tra i suoi allievi più famosi Alvin Ailey, Madonna, Liza Minnelli, Twila Tharp, John Travolta.

In Italia la tecnica di Luigi, una danza sofisticata e elegante, morbida e plastica, fluida e fortemente strutturata, è arrivata grazie a Renato Greco e Maria Teresa Dal Medico, e ha segnato profondamente la danza televisiva degli anni Ottanta. Tra i suoi discepoli italiani anche Adriana Cava e Amalia Salzano.

La tecnica Luigi è un esempio di come un training corporeo nato per fini terapeutici possa trasformarsi in una solida e strutturata tecnica che spinge il danzatore a esprimere i suoi sentimenti più profondi. Quattro i principi su cui si fonda, ben raccontati nel saggio firmato da Emanuele Giannasca, pubblicato nel libro La danza jazz a cura di Alessandro Pontremoli e Adriana Cava. Il primo principio è “Your space is your own barre” (gli esercizi vengono eseguiti al centro, senza l’uso della sbarra, per acquisire stabilità e controllo), “Feeling from the inside” (ogni danzatore deve sentire il movimento nascere dall’interno del proprio corpo); “never stop moving” (fluire sinuoso e continuo del movimento); “Dancing inside the circle” (movimento nello spazio). Da evidenziare anche lo studio del movimento del corpo con insolazioni, ossia lo studio di un movimento di una parte del corpo indipendentemente dalle altre, un principio questo che è stato fatto proprio anche dall’hip hop.

Ma Luigi, con la sua umanità e solarità, per tantissimi danzatori, coreografi e maestri non era solo una tecnica. Come ha affermato Renato Greco “Luigi non è solo un maestro, ma un padre, una guida, una continua fonte di ispirazione, un modello da seguire per superare ogni ostacolo apparentemente insormontabile”.

Francesca Bernabini

8/04/2015

 

 

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