In Emilia Romagna

Compagnie 111 in Plan B di Aurelien Bory

Dal 08 . 04 . 2015 al 12 . 04 . 2015

8 e 9 aprile ore 21 Arena del Sole di Bologna; 11 aprile ore 19.45, 12 aprile ore 15.30 Teatro Storchi di Modena

Corpi&Visioni, progetto di promozione di circo contemporaneo in Emilia-Romagna, presenta l’8 e 9 aprile 2015 all’Arena del Sole di Bologna e l’11 e 12 aprile al Teatro Storchi di Modena, la Compagnie 111 con Plan B, spettacolo firmato da Aurelien Bory e che da oltre 10 anni riscuote unanimi consensi. Plan B, a cavallo tra teatro fisico, danza acrobatica e circo coreografato, propone un mondo di fantasia con quattro ragazzi e un piano inclinato che inventano un universo di divertimento intelligente.

Creato nel 2003, anno che ha segnato l’incontro tra l’artista francese Aurélien Bory e il newyorkese Phil Soltanoff, Plan B è uno spettacolo che sfugge alle classificazioni ponendosi tra il teatro visivo, il physical theatre, il circo acrobatico. Peraltro lo stesso Bory, fondatore nel 2000 della Compagnie 111, ha sviluppato un linguaggio singolare e ibrido in cui convergono teatro, danza, circo, arti visive, musica, e non solo.

Scrive Aurélien Bory:

Piano B è un termine usato principalmente nei thriller o nei film d’azione. Si passa al piano B, quando il piano A non ha funzionato. Costruire un piano prevedendone uno di riserva, sapendo che, se anche questo  fallisce, non ci sarà alcun “piano C”: in questo stato d’animo agiscono i personaggi di Plan B, con le loro speranze e fragilità.

Su una scenografia vivente, un  piano inclinato che da 45 gradi arriverà a piegarsi fino 180 gradi, quattro yuppies in giacca  e cravatta si arrampicano sul  grattacielo del successo: acrobazie,  balzi, giravolte, clownerie e azioni mimiche li faranno arrivare quasi in cima per poi cadere inesorabilmente. Una caduta che cela una lezione: nella precarietà e nell’era multitasking del presente non c’è nessuna certezza, tutto è  in cambiamento ed evoluzione, tanto vale prendere le cose come vengono… L’intera creazione si basa su un piano inclinato. La drammaturgia è emersa da questo principio fisico di base per poi arricchirsi di  elementi circensi e di giocoleria.

Questa prima idea si è evoluta e  si è arricchita durante lo sviluppo del lavoro. Lo abbiamo chiamato fin da subito Plan B ma il titolo ha assunto in sé via via diversi livelli di significato. La costante è stata la precaria relazione con la gravità. Il teatro è l’unica forma artistica che non può sfuggire alle leggi della fisica: cercare di prescindere dalla legge di gravità è l’impossibile Piano B.

Scrive Phil Soltanoff

“Esiste una storia in Plan B, ma viene raccontata senza parole, solo visivamente e attraverso i suoni. Questa storia non è stata scritta prima, si è sviluppata a noi man mano che il lavoro si evolveva. È una storia molto semplice, umana e naif, non molto diversa dal mito di Sisifo. Incontri un problema, cerchi un modo per risolverlo, ci riesci e poi il problema cambia, e avanti così finché non sei esausto. Credo che tutti si siano trovati prima o poi in una storia come questa. Inoltre, il suo carattere astratto permette al pubblico di entrarci dentro in modo personale, con il proprio bagaglio di valori ed esperienze”.

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