La recensione

Romanza di Loredana Parrella: la Cie Twain a Napoli, tra nuova danza e teatro fisico.

Il piccolo palcoscenico della Sala Teatro Ichòs di Napoli ha ospitato dal 27 febbraio al 1 marzo 2015 la Cie Twain Physical Dance Theatre con Romanza, trittico dell'intimità, spettacolo di danza e teatro incentrato sul dualismo amore-sofferenza e che prosegue attualmente la sua tournée nazionale. La compagnia, fondata nel 2006 dalla coreografa e regista Loredana Parrella e sostenuta dal MiBACT - Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - è punto di riferimento per la nuova danza contemporanea d'autore e vanta all'attivo già oltre quindici produzioni presentate in festival e rassegne internazionali.

La compagnia Cie Twain physical dance theatre ha presentato al Teatro Sala Ichos di Napoli Romanza, trittico dell’intimità, un lavoro coreografico di Loredana Parrella strutturato in tre quadri, Angeli e insetti, Riflesso e Fèroce prèsence, quest’ ultimo già premiato nel 2011 al Festival CortoinDanza di Cagliari.

Loredana Parrella, regista attiva in Italia e all’estero ed acclamata dal pubblico partenopeo già nel 2012 all’E45 Napoli Fringe Festival, attraverso il movimento trasporta sulla scena il conflitto sentimentale esistente fra l’uomo e la donna: attrazione e repulsione, accordi e contrasti, costituiscono leggi universali all’interno delle relazioni umane, un codice comportamentale istintivo, imprevedibile ed illogico.

Elisa Melis e Yoris Petrillo sono i due straordinari  danzatori dell’ensemble che per cinquantacinque minuti circa reggono la scena senza interruzione, senza cedere. Energici, rapidi e leggeri nelle cadute al suolo, possiedono un’intensità interpretativa quasi magnetica, tale da mettere in secondo piano la ripetitività di alcuni passaggi coreografici.

La scena è scarna, il disegno luci è semplice, con tagli caldi disposti a croce, vi sono solo pochi elementi di supporto sul palco,  tre sedie ed un mucchio di vestiti, l’aria è grigia, drammatica e fa da contorno alla figura maschile che seduta dando le spalle al pubblico osserva impassibile una donna. Questa trasforma il suo corpo con movimenti discontinui, è prima fascino, angelo, poi è passione violenta, insetto o parassita. Una bellezza bugiarda insomma quella della danzatrice, che nasconde un pesante senso di colpa e che la vede cadere in un baratro di irrequietezza.

E’ questo il primo quadro, Angeli e insetti, liberamente ispirato alla tragica storia d’amore tra Eugenia e l’entomologo William Adamson, i due protagonisti di Morpho Eugenia, racconto scritto nel 1992 da Antonia S. Byatt.

L’utilizzo delle tecniche di contact improvisation è sicuro e sapiente, forte e fluido allo stesso tempo, così come lo sono le sequenze di floorwork  che sembrano costruire e modellare lo spazio circostante i due interpreti, reinventando e suscitando di volta in volta circostanze e sensazioni diverse.

Nel secondo quadro, Riflesso, la danza diventa più pura ed aleatoria, sicuramente romantica, ed i performer volteggiano in soluzioni di partnering come se danzassero all’interno di sogno intimo ma dalle tinte macabre.

La drammaturgia si sofferma sul dolore che provoca la perdita di una persona amata: l’attore ancora legato all’immagine della defunta moglie, prova a ridare vita ad un abito da sposa grigio e lacerato. La danzatrice è un cadavere inanime, un ricordo sfocato, pesante e lontano, e con una rosa in bocca indossa quel vestito come  se fosse un manichino; prova a fuggire invano dal suo sposo che la trattiene a sé aggrappandosi alla veste che sul finire della danza gli rimane annodata  al torso come una camicia di forza.

L’idea di un’unione che duri per sempre è una trappola sicura e l’uomo con la sua fragilità ne è preda; può liberarsi solo accettando la fugacità del tempo ed il cinismo della morte, abbandonando ogni illusione.

Féroce présence è l’ultimo quadro dello spettacolo e affronta il problema della “permanenza”, substrato morale dell’intero pezzo, completa il trittico esasperando il dolore.

Come afferma la stessa coreografa il dolore è la manifestazione sopita di qualcosa che invece necessita di voce ed in questo caso di corpo.

L’intimità più profonda, le nostre carni (materialmente parlando) rivendicano con fierezza la loro presenza  dinanzi al vuoto, all’assenza. Elisa Melis e Yoris Petrillo si battono il petto con ferocia, respirano rumorosamente creando un ritmo incalzante che non ha bisogno di alcuna musica, ma solo dell’ affermazione convinta dei loro corpi.

Andato in scena, in prima assoluta, all’Auditorium Sociale di Salerno nel 2013 all’interno della rassegna RAID/Quelli Che la danza, iniziativa promossa dal CDTM Circuito Campano della Danza, Romanza trittico dell’intimità, è uno spettacolo in cui il teatro si fonde alla danza contemporanea per renderla più vera e corporea. I danzatori della Cie Twain portano così a Napoli quel teatro tangibile e muto dell’autrice, capace di urlare ed imporsi sulla scena nazionale per favorire il diffondersi dei linguaggi fisici appartenenti alla nuova danza europea.

Andrea Arionte

4 /03 /2015

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