Jiří Kylián e il grande schermo. Il coreografo praghese oggi film-maker.
Dopo una lunga assenza Jiří Kylián è tornato il Italia per presentare i suoi lavori come film-maker. Tre i titoli presentati a novembre 2014 al Reggio Film Festival e lo scorso 15 febbraio 2015 al pubblico di Equilibrio-Festival della Nuova danza. Nel corso dell’incontro all’Auditorium di Roma il coreografo praghese ha dichiarato di aver lasciato il palcoscenico per dedicarsi alla cinematografia e ha raccontatola sua nuova carriera come regista cinematografico.
Una personalità eclettica e geniale alla continua ricerca di nuovi stimoli: così Jiří Kylián, coreografo indiscusso che ha segnato il nostro tempo, continua la sua ascesa artistica nelle vesti di regista cinematografico. Sono proprio i suoi ultimi lavori, presentati in prima nazionale a Reggio Emilia in occasione dell’apertura del Reggio Film Festival 2014, a riportarlo in Italia dopo un lungo periodo di assenza.
Per il debutto mondiale di Schwarzfahrer (6’, 2014), l’ultimo dei suoi lavori cinematografici e il primo che vede anche nel ruolo di regista oltre che di coautore e coreografo, Jiří Kylián sceglie Reggio Emilia, città con cui ha avuto un rapporto tormentato per via di un terribile evento: nel 1984, infatti, una danzatrice del NDT si è suicidata in una stanza d’albergo dopo uno spettacolo. Il luttuoso evento ha segnato profondamente l’animo del Maestro spingendolo a non tornare per diversi anni in quella città e in Italia. Lo scorso novembre, proprio a Reggio Emilia, è stato invece presentato in prima mondiale, Schwarzfahrer , insieme a Car-Men (28′, 2006) e a Between Entrance and Exit (30’, 2013).
Dal 2006 Jiří Kylián lavora con la macchina da presa per ampliare le possibilità coreografiche. Fin ora ha realizzato quattro cortometraggi in cui gli interpreti sono danzatori maturi, gli stessi che facevano parte del conosciuto NDT 3, un piccolo gruppo di danzatori “tra i quaranta e la morte” – come lui ama dire – creato da Kylián nel 1990 per garantire il loro diritto di rimanere sulla scena anche a quell’età.
Nonostante il NDT 3 sia stato chiuso nel 2006 per mancanza di sussidi economici, Jiří Kylián ha continuato a portare avanti il suo progetto attraverso il video, dando spazio a quella profondità emotiva che, come lui stesso afferma, “solo un danzatore con tanta esperienza possiede”. Il coreografo cecoslovacco ricorre al video proprio per mettere in risalto la densità del tempo vissuto, esprimendo una grande versatilità artistica pur rimanendo fedele alle tematiche del suo fare coreografico, tra queste la “memoria”. Infatti, quest’ultima è spesso al centro dei suoi lavori: per Kylián la memoria è qualcosa di immateriale ma capace di generare mondi e di far scaturire riflessioni su quello che è accaduto o meno, nonché di influenzare e direzionare il presente ed il futuro verso altri luoghi e altri spazi forse immaginari. La dimensione della memoria viene legata a quella del tempo, infatti, tra accelerazioni e slow motion, Jiří gioca con le velocità delle immagini in una assoluta e disarmante musicalità.
Un Kylián sempre sorprendente che rinvigorisce il rapporto tra danza e obiettivo: non si tratta di video danza, né tanto meno di danza filmata. L’artista praghese si distingue per aver dato vita a nuove poetiche visive e a nuove costruzioni di significato attraverso il video: i suoi sono dei veri e propri film capaci di esplorare i sentieri più nascosti della nostra esistenza toccando profondamente le corde della sensibilità umana. Con un linguaggio comico, poetico, raffinato, talvolta crudo ed irruento, racconta storie surreali che in verità sono proiezioni del pensiero umano.
Jiří Kylián è un amante del cinema e, anche in questo caso, va alla sua origine: recupera la tradizione del cinema muto in bianco e nero innovandolo mediante l’uso di nuove tecniche di ripresa cinematografica e di montaggio, nonché attraverso la sperimentazione della danza in “insolite” ambientazioni – basti pensare alla miniera cecoslovacca di Car–Men. Sta proprio in questo la genialità di Kylián: così come per la danza, si dimostra ancora una volta un “riformatore della tradizione” lasciando la sua danza al di fuori dei generi. Riporta nei propri cortometraggi la necessità di enfasi mimica, l’esagerazione dell’espressività facciale e l’azione corporea dello slapstick degli anni ’20, risvegliando così lo sguardo dello spettatore. I danzatori maturi diventano attori che interagiscono con il fluido musicale capaci di dare forma alla loro interiorità.
Un Kylián sempre legato alla sua terra, alle sue origini: “il sangue non è acqua – dichiara lo stesso Jiří al pubblico del Parco della Musica di Roma – Sono un migrante da una vita ma ho le mie radici, a Praga. E’ strano ma, anche se non ne ho avuto l’intenzione, i miei tre ultimi film sono stati girati nel mio paese natale”.
Nell’estate del 2006 crea Car–Men (28’), una versione tragicomica della famosa opera di Bizet, seguita da Zugvögel (20’, 2009). Quest’ultimo corto è incentrato interamente sulla sua compagna e musa ispiratrice, Sabine Kupferberg, ed è parte di un progetto multidisciplinare che vede la creazione di un’omonima versione teatrale per il Bayerisches Staatsballett di Monaco. Entrambi i film sono in bianco e nero e sono stati realizzati con la collaborazione del regista olandese Boris Paval Conen.
Between Entrance and Exit (30’, 2013), cortometraggio a colori, è interpretato da Sabine Kupferberg e David Krügel. Il coreografo praghese tratta nuovamente il dualismo vita-morte attraverso l’entrata e l’uscita dalle stanze di un appartamento abbandonato ed inquietante. I mobili accatastati – appartenenti alla casa natia di Kylián – strutturano un labirinto che diventa sede di un tormentato incontro-scontro tra un uomo e una donna. La violenta passione si alterna a scene crude e a tratti di comicità tra i frantumi di uno specchio e fogli accartocciati. E’ il tempo a governare la scena: scorre inesorabile come la fiamma di una candela che viene spenta portando via con sé sogni, ricordi, desideri e inquietudini.
“Ancora oggi non sappiamo che tipo di film abbiamo realizzato. E’ stato il frutto di una sperimentazione” dichiara con semplicità Jiří Kylián al pubblico dell’Auditorium di Roma. In occasione del Festival Equilibrio 2015, il Maestro è accompagnato da Sabine, dagli interpreti Patrick Marin e David Krügel, dal compositore Han Otten e dal regista Boris Paval Conen. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, lo stesso compositore ha dichiarato di aver “rielaborato i temi mahleriani, storcendoli, ma rendendoli pur sempre riconoscibili anche nel cigolio delle porte o nel ronzio dell’insetto”. Boris Paval Conen, invece, parla della realizzazione: “Non sapevamo che tipo di film sarebbe venuto fuori. E’ stato un continuo processo di ricerca maturato nell’arco due anni. Siamo stati chiusi sei settimane nella dimora consapevoli solo del sentimento che volevamo trasmettere, la nostalgia.”
Ultimo lavoro che vede il debutto di Jiří Kylián come regista è Schwarzfahrer (6’, 2014), interpretato da Sabine Kupferberg e Patrick Marin, un corto che nasce dal suggerimento del cameraman Jan Malir. Girato a Praga in un tram storico del 1930, Schwarzfahrer è un termine tedesco utilizzato per indicare quei passeggeri senza biglietto. Il corto narra il surreale incontro di due passeggeri in un viaggio nostalgico che simboleggia la perdita irrevocabile di un amore giovanile: una donna di mezza età e un giovane uomo precipitano attraverso il tempo e lo spazio in ricordi forse mai accaduti. Le immagini poetiche elaborate attraverso le nuove tecnologie – lo stesso Kylián ha dichiarato che per un particolare effetto del film sono state necessarie 600 ore di lavoro – sono accompagnate da Nacht und Träume di Schubert che avvolge il film in un velo di lirismo e lo rende ancor più intenso e poetico. Sabine, musa ispiratrice del Maestro cecoslovacco e interprete dei lavori kylianiani sin dai tempi di Sinfonietta (1978) dice: “Vedere questi film insieme è stato come un viaggio, mi sono commossa. In alcuni casi sentivo di interpretare diverse donne nello stesso personaggio.”
Jiří Kylián, il “camaleonte della coreografia”, è senza dubbio uno dei più influenti coreografi di questo secolo. L’artista praghese è un uomo dalla grande personalità e dalla notevole versatilità coreografica, continuamente alla ricerca di nuovi stimoli: la sua danza non è altro che la chiave di lettura per comprendere la nostra temporanea esistenza e il tempo stesso.
Scrive Jiří Kylián : “Nessuno di noi ha mai comprato un biglietto per il nostro viaggio attraverso la vita! Nessuno ci ha mai detto quale tram prendere! Di conseguenza dobbiamo cambiare tram spesso consapevoli che potrebbero esserci tanti disagi”.
Luca Braccia
27/02/2015
Di seguito il trailer di Schwarzfahrer.
Nelle foto: 1. Jiří Kylián; 2. Car-Men; 3.-5. Between Entrance and Exit; 6. Schwarzfahrer.