A Milano

Uccidiamo il chiaro di luna. Danze, voci, suoni del Futurismo italiano alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi

Dal 28 . 10 . 2014 al 30 . 10 . 2014

Milano - Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Via Salasco 4

La Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano presenta, nella Sala Teatro dal 28 al 30 ottobre 2014, lo spettacolo Uccidiamo il chiaro di luna, danze voci e suoni del Futurismo italiano, uno spettacolo con coreografie di Silvana Barbarini con i danzatori del II Corso di Teatrodanza della Paolo Grassi: Chiara Aru, Sabrina Fraternali, Sebastiano Geronimo, Giacomo Goina, Luciano Lanza, Erica Meucci, Flora Orciari, Daniele Podda, Claudio Pomponi, Luana Rossin, Francesca Siracusa, Loredana Tarnovschi e Cecilia Maria Tragni.

Lo spettacolo si articola in quattro parti. Aprono Le danze del Manifesto Futurista, scrittura di Filippo Tommaso Marinetti, coreografie di  Silvana Barbarini dalle aerodanze di Giannina Censi (1913-1995), figura di spicco nel panorama dei creatori e interpreti della danza futurista. Seguono un intermezzo musicale con Sintesi Musicali Futuriste di Aldo Giuntini e il Bombardamento di Adrianopoli, coro parlato di André Laporte su “parole in libertà” di Filippo Tommaso Marinetti con la direzione del coro di Emanuele De Checchi. Chiude lo spettacolo Siio Vlummia Torrente n. 3, estratti dello spettacolo prodotto nel 1994 dalla compagnia Vera Stasi.

 

Scrive Marinella Guatterini: “Le danze di Uccidiamo il chiaro di luna di Silvana Barbarini decollarono alla Scuola Paolo Grassi, nel 1997, per l’allora Atelier e oggi Corso di Teatrodanza. Silvana era stata allieva dell’unica danzatrice futurista, scoperta da Filippo Tommaso Marinetti, quando, appena sedicenne, danzava i versi del poeta comasco Escodamè e del “parolibero” Gioia e nel 1931 la Sinfonia aerea del compositore Pick Mangiagalli. In lei – ex ballerina sulle punte, stanca dell’accademia – Marinetti intravvide subito l’ideale corpo della sua Danza dell’aviatrice e forse non a caso. Giannina, ebbe Rosina Ferrario come zia materna, la prima donna dell’aviazione italiana e tra il 1929 e il 1930 si era affiancata al celebre aviatore Mario De Bernardi per spericolati voli acrobatici. Nel novembre 1931, durante l’inaugurazione della Mostra di aeropittura e scenografia futurista alla Galleria Lino Pesaro di Milano, la Censi si esibì in un alluminico costume “balneare futurista”, firmato da Enrico Prampolini, mentre, dietro le quinte Marinetti declamava il suo A mille metri su Adrianopoli bombardata e Serie di seconde parti di immagini aviatorie. Fu uno shock per il pubblico e per la critica: entrambi reagirono lanciando ortaggi e improperi, e l’aerodanza, idea originalissima del Futurismo, non ebbe seguito se non nel 1979 allorché la Barbarini, con Alessandra Manari (altra giovanissima allieva della Censi) decisero di ricomporre liberamente l’esperienza della loro insegnate, e sotto i suoi occhi vigili.

Nacque un evento importate nella storia della danza contemporanea italiana: Siio Vlummia Torrente. Da allora una serie di nuovi spettacoli neofuturisti, ispirati a materiali storici di poeti, artisti visivi e musicisti del movimento marinettiano, furono allestiti ancora dalla Barbarini. Solo alla Scuola Paolo Grassi, tuttavia, e su nostra indicazione, la danzatrice-coreografa osò impegnarsi nella ricostruzione non filologica delle tre danze del Manifesto futurista della danza (La danza dello Schrapnel, della Mitragliatrice e dell’Aviatrice).

L’esperienza rivelò, all’epoca, aspetti ignorati, in genere, dalla didattica italiana: quali l’impiego di un’energia discontinua, crescente e decrescente, contratta e decontratta in intervalli di tempo molecolari e la valorizzazione del microgesto e di una microdinamica, mai fine a se stessa ma alla eventuale ricomposizione di un universo di senso e di poesia ove il gioco e l’ironia siano veicoli creativi oltre che espressivi. Oggi riproposto, perché parte del cospicuo bagaglio di creazioni e progetti non convenzionali del Corso di Teatrodanza e della Scuola Paolo Grassi, Uccidiamo il chiaro di luna avrà una nuova vita (nel 1997 fu ospitato in molte città e altrettanti festival italiani) e ha già nuovi interpreti, per questo è, in parte, cambiato proiettandosi sempre, con rigenerata e fresca vivacità, nel futuro”.

 

Scrive Silvana Barbarini: “L’inizio del mio interesse nei confronti del movimento futurista risale alle conversazioni avute tra il 1978 e il 1980 con Giannina Censi e Tullio Crali intorno all’Aerodanza, l’Aeropoesia, l’Aeropittura. La curiosità, insieme al desiderio di sostanziare con un’esperienza diretta gli studi per la tesi, mi ha spinta a sperimentare con il mio corpo le loro indicazioni: sotto l’ala di Giannina Censi e Tullio Crali sono nate delle danze di oggi che ammiccano sorridendo a desideri nati in un altro tempo.

Un’altra fonte di ispirazione che ha contribuito a rafforzare e prolungare nel tempo la mia attenzione nei confronti del movimento futurista è stata la lettura sistematica dei Manifesti. I Manifesti del Futurismo contengono ardenti e sintetiche indicazioni per creare in tutte le arti opere originali, autenticamente relazionate alle grandi trasformazioni in atto nel Ventesimo Secolo.  Trovo incredibile la loro capacità di trasmettere energia e provocare una reazione.

Tra gli altri, esiste uno specifico Manifesto che riguarda la danza, scritto da Marinetti nel 1917. Qui Marinetti dichiara che tutte le forme di danza (anche le più innovative) sono inadeguate ad esprimere l’essenza della vita moderna. Poi chiede, anzi ordina agli artisti di danza di preparare la fusione dell’uomo con la macchina, incontrastata divinità della nuova era.  Ipotizza una rivoluzione che possa toccare tutte le componenti della creazione coreografica: la forma, l’energia, il ritmo del movimento, il soggetto, il suono che accompagna l’azione.  E arriva a immaginare e descrivere tre danze ispirate a macchine di guerra: lo Shrapnel, la Mitragliatrice, l’Aeroplano. Colpiscono la libertà nell’accostare parola, suono, immagine e la centralità della materia e del gesto.

Alcuni anni fa nel laboratorio coreografico proposto agli studenti della Paolo Grassi, ho lavorato proprio a una ipotesi di messa in scena delle danze descritte nel Manifesto, attenendomi alle indicazioni fornite da Marinetti sia per l’obiettivo ultimo sia per i dettagli. Ho solo provato a renderle partiture corali. Gli studenti avevano poi appreso sotto la direzione di Emanuele De Checchi il coro parlato che André Laporte ha ricavato dal brano di Zang Tumb Tumb Il Bombardamento di Adrianopoli e alcuni estratti dello spettacolo Siio Vlummia Torrente n. 3 (azioni sceniche su testi del Futurismo italiano), da me realizzato per la compagnia Vera Stasi di Roma nel 1994, partendo dal progetto avviato nel 1980 con Alessandra Manari e Giannina Censi. Raccolgo ora con piacere l’invito di Marinella Guatterini a ripercorrere questa esperienza che sono felice di approfondire e condividere con il gruppo appassionato e creativo degli Allievi Danzatori del secondo anno del Corso di Teatrodanza”.

 

Scrive Emanuele De Checchi: “Zang Tumb Tuuum, ottobre 1912 (Lacerba 1914) è il primo incunabolo di sperimentazione di tutta la poetica del XX Secolo, è il primo libro scritto con “parole in libertà”. Nel poema si raccontano in versi liberi gli eventi bellici dell’assedio della città di Adrianopoli (Edirne) durante il conflitto bulgaro-turco del 1912 al quale Filippo Tommaso Marinetti partecipò come osservatore. Il Bombardamento, ultimo episodio dl poema, è ricco di onomatopee che raccontano al presente, con efficace simultaneità sensoriale e come un montaggio cinematografico in parole, tutto ciò che Marinetti vive in prima persona durante l’assedio della città da parte dei Bulgari.  Marinetti amava declamare questo episodio come esempio di nuova scrittura. Esistono due registrazioni su disco della declamazione di Marinetti di questo brano (l’ultima del 1935). Il brano è stato ritmato per quartetto vocale da André Laporte nel 1972 per la cantata La vita non è un sogno e realizza con particolare efficacia lo stupore, l’esaltazione e la simultaneità (grazie alle 4 o più voci) che vive un narratore nel descrivere al presente tutto ciò che vede, sente, tocca, gusta e annusa sulla scena del Teatro di Guerra”.

Lo spettacolo è ad ingresso libero con prenotazione obbligatoria: 02.97152599 – 02.97152598

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